La notte in cui il mondo respira piano

C’è un momento, a dicembre,
in cui il buio cambia voce.
Non è più un’ombra pesante,
ma una coperta che avvolge,
profuma di cannella,
e lascia filtrare luci tremanti
come pensieri sereni.

Le strade brillano
di un bagliore che non sa restare fermo:
si riflette sulle vetrine,
si attorciglia ai lampioni,
si infila negli occhi dei passanti
che per una volta camminano più lenti.
La città respira come un grande animale quieto,
una pausa antica tra il prima e il dopo.

E intanto la neve cade,
senza fretta,
con quella delicatezza che hanno le cose
che non vogliono disturbare.
Si posa sulle case, sui tetti,
sulla malinconia che qualcuno
porta ripiegata nel cappotto.
Ma la neve sa ascoltare,
e quando tocca il suolo
sembra dire: non sei solo.

Tra i vicoli, una finestra aperta
lascia uscire una canzone stonata:
un bambino prova un canto di Natale
e si ferma a metà, ridendo.
Il suono corre leggero nella strada,
e per un istante tutti si guardano
con qualcosa di più dolce negli occhi.
È il miracolo minimo,
quello che non si vede ma scalda.

Nel bosco, fuori dalla città,
le lanterne degli elfi
ondeggiano come lucciole disciplinate.
Dicono che ogni anno,
nel punto più gelido della notte,
traccino un sentiero di luce
perché il mondo non dimentichi
che la meraviglia esiste.
E se ascolti bene,
tra il fruscio dei rami,
puoi sentire il loro passo leggero
mentre attraversano il silenzio.

Più in alto, nel cielo,
un vecchio barbuto borbotta alla luna:
“Quest’anno, un po’ meno vento, eh?
Le renne dicono che non hanno l’età
per certe acrobazie.”
La luna ride senza far rumore,
e la slitta riparte,
magra d’aria e piena di promesse.

In una casa come tante,
due mani si cercano
davanti a un albero addobbato male,
ma con amore.
La luce delle lampadine
si intreccia alle dita,
e il cuore batte piano,
come per non disturbare
quel momento fragile e perfetto.

E allora capisci
che il Natale non è un giorno,
né un suono, né un colore:
è un respiro condiviso,
un attimo sospeso
in cui tutto ciò che è stato
e tutto ciò che verrà
si siedono uno accanto all’altro
senza litigare.

Nella notte in cui il mondo
respira piano,
anche noi impariamo a farlo.
E ciò che rimane,
alla fine di tutto,
è solo una scintilla gentile:
un invito a credere ancora
nelle cose che brillano
senza chiedere nulla.

Rosalba Angiuli

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