Il furioso nell’isola di S. Domingo

(Donizetti Opera Festival 2025)

Sull’isola di S. Domingo vive da qualche tempo Cardenio, impazzito tempo addietro a causa dell’infedeltà della moglie Eleonora. La barba non curata, lo sguardo perduto nel vuoto, in preda a scatti violenti: gli abitanti dell’isola ne sono intimoriti, non sanno come aiutarlo.

Vaneggiando, rievoca il dolore per il tradimento subito, proprio mentre lei (da anni alla ricerca del marito) naufraga sull’isola a causa di una tempesta. Vi sbarca anche Fernando, fratello del protagonista, giusto in tempo per salvare Eleonora, che il ‘furioso’ ha tentato di aggredire in un accesso di furore nel momento in cui l’ha riconosciuta.  Inorridito dal suo stesso gesto violento, tenta di gettarsi da una rupe. Fernando lo insegue e salva anche lui.

A questo punto accade l’imprevedibile. Le forti emozioni suscitate dall’incontro con il fratello, la ricomparsa di Eleonora, il tentato omicidio e lo sventato suicidio, hanno l’effetto di uno choc: Cardenio ritrova la ragione, improvvisamente sgravato del dolore opprimente che lo dominava. Convinto a questo punto dal sincero pentimento della moglie, le si avvicina, l’abbraccia e si dichiara pronto a ridarle tutto l’amore e la serenità di un tempo.

E’ la trama di ‘Il furioso nell’isola di S. Domingo’, opera semiseria in due atti di Gaetano Donizetti (1797 – 1848), in scena al Teatro che del musicista bergamasco porta il nome, il 16, 21, 29 novembre 2025, in seno al Donizetti Opera Festival, giunto all’11a edizione.

Il libretto – che porta la firma di Jacopo Ferretti (autore della splendida ‘Cenerentola’ di Gioachino Rossini) – è tratto da una commedia anonima, probabilmente ispirata al Don Chisciotte di Miguel de Cervantes.

La prima rappresentazione ebbe luogo con grande successo il 2 gennaio 1833 al Teatro Valle di Roma: il Compositore aveva già portato al debutto quaranta opere ed era forte del recente trionfo ottenuto l’anno prima con L’elisir d’amore.

Il ruolo del protagonista, Cardenio, rappresenta la prima grande parte per baritono composta dal Musicista. Fu sostenuta (almeno alle prime rappresentazioni) dal 22enne Giorgio Ronconi che qualche anno dopo (9 marzo 1842) impersonò il Nabucco verdiano: è considerato ‘il primo grande baritono della storia’.

‘L’opera si distingue anche per la proposta di una nuova declinazione del tema della follia, un topos che Donizetti affrontò più volte ma che qui viene restituito nella sua rara variante maschile – scrive Danilo Boaretto su ‘Opera Click’, il quotidiano di informazione operistica e musicale di cui è direttore.

Tipico esempio di melodramma semiserio, l’opera alterna episodi patetici e comici, pur pendendo sensibilmente sul fronte della commedia (il ruolo del buffo è affidato al servo negro Kaidamà, su cui il protagonista sfoga le proprie delusioni amorose a colpi di bastone).

La parte di Cardenio è molto conosciuta dai melomani per la cavatina ‘Raggio d’amor parea’ 

e l’aria ‘Ma dì, perché tradirmi?’ dove l’orchestra accenna le battute iniziali de ‘Una furtiva lagrima’, la celebre romanza di Nemorino nell’’Elisir d’amore’.

Un tempo molto popolare, il ‘Furioso’ è uscito di repertorio nella seconda metà dell’Ottocento, probabilmente perché troppo lontano dagli standard dell’epoca, almeno sotto il profilo drammaturgico. E’ stata rappresentato in epoca moderna (1987) presso il Donizetti (Bergamo, 1987) con Renato Bruson e Luciana Serra nei ruoli dei protagonisti e, successivamente, nel 2013, con Simone Alberghini e Cinzia Forte.

E’ una regia sostanzialmente letterale rispetto al libretto, quella proposta da Manuel Renga, eccezion fatta per la raffigurazione di un Cardenio in età avanzata, probabilmente affetto da demenza senile, ospite di una casa di riposo. Le trovate comiche non scadono mai nell’eccesso e lo spettacolo appare curato nei minimi dettagli: la scenografia, firmata da Aurelio Colombo (autore anche dei costumi) è perfettamente funzionale all’azione (progetto luci di Emanuela Agliati).

Sul podio Alessandro Palumbo dirige l’Orchestra Donizetti Opera (Ma al fortepiano Hana Lee) e il Coro dell’Accademia ‘Teatro alla Scala’ (bravissimo, grazie alle cure del M° Salvo Sgrò) con slancio e giusta attenzione alle esigenze della bella compagnia di canto che racchiude Paolo Bordogna (Cardenio), Nino Machaidze (Eleonora), Santiago Ballerini (Fernando), Valerio Morelli (Bartolomeo), Giulia Mazzola (Marcella) e Bruno Taddia (Kaidamà).

Tutti bravi: una nota di merito per Nino Machaidze e Paolo Bordogna che nella mia città (Pesaro) conosciamo bene, dato che è uno dei massimi interpreti del repertorio brillante rossiniano.

Spettacolo godibile, adatto a grandi e piccini.

Paola Cecchini

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