“Estremofilia” è un termine scientifico. Definisce la capacità, tipica di alcuni microrganismi di sopravvivere, e addirittura prosperare, in ambienti ostili: a temperature elevatissime, in acidità estreme, sotto pressioni schiaccianti o in ambienti radioattivi. Non si limitano a sopravvivere, amano l’estremo.
“Estremofilia” è perciò un festival che vuole esplorare i limiti, le resistenze e la bellezza che fiorisce nelle condizioni più estreme, è un invito a guardare al limite non come a una barriera, ma come a un luogo fertile, dove la creatività, la conoscenza e la vita stessa trovano modi inattesi e straordinari per affermarsi.
Cosa succede quando l’arte, la scienza, la musica e il pensiero si spingono oltre i confini del “normale”? Lo scopriremo l’11 e 12 ottobre a Macerata Feltria. Si partirà dalla poesia, le cui parole cercano di dare forma e voce ai sentimenti più crudi, alle esperienze umane più ai margini con la poetessa Franca Mancinelli; si passerà attraverso la musica, con il Lis Ensambles, che propone musica sperimentale e d’improvvisazione e che, coi loro suoni sfidano le convenzioni armoniche, portandoci in territori sonori inattesi, spesso aspri, ma sempre intensamente vivi. L’arte si declinerà poi a teatro con “Il Processo” dall’omonimo romanzo di Kafka, con la regia di Francesco Gigliotti, l’assistenza di Romina Mascioli e gli attori del Teatro Universitario Aenigma di Urbino.
Nella seconda giornata il festival avrà il privilegio di ospitare l’astrofisica di fama internazionale Marica Branchesi che guiderà il pubblico nell’esplorazione dell’estremo più grande di tutti: l’Universo, e la costante ricerca di vita dove meno ce l’aspetteremmo, proprio come fanno gli estremofili sulla Terra.
L’idea di Estremofilia nasce da una profonda riflessione sulla natura di questo territorio e sul lavoro dell’Associazione Massimo Vannucci, scomparso proprio nell’ottobre di 13 anni fa, a soli 55 anni. Il Montefeltro, con i suoi borghi storici come Macerata Feltria, rappresenta un’“Estremofilia” geografica e culturale. Vivere e creare qui, lontani dalle grandi rotte della cultura, è in sé un atto di resistenza vitale. Significa credere che la qualità e la profondità possano fiorire in ambienti che, da un punto di vista logistico, sono considerati “estremi” appunto perchè lontani dalle arterie nevralgiche della provincia.
Una due giorni intensa, che si aprirà sabato 11 ottobre con il Laboratorio di poesia condotto da Franca Mancinelli. Attraverso la Geo-poesia la poetessa lavorerà direttamente sul Castello e sul Museo Archeologico, le persone saranno invitate a vedere le pietre del borgo non solo come antiche vestigia, ma come la memoria viva del nostro passato più estremo. Il laboratorio è gratuito ma su prenotazione (329-0921113; e-mail: info@associazionemassimovannucci.it). La restituzione poetica avverrà il giorno dopo lungo un percorso storico naturalistico a cura della guida naturalistica Massimiliano Marini che accompagnerà i partecipanti in un percorso che partirà dalla zona archeologica di Pitino (Pieve di San Cassiano).
Sabato alle 18.30, il festival si sposta poi nella Chiesa di San Francesco per scoprire come la voce sa trasformare la pietra in canto. Il concerto “The Space Between” è una performance concepita per lo spazio che la ospita: unisce improvvisazione e spazializzazione sonora, trasformando la disposizione tra orchestra e pubblico.
Chiusura di giornata alle 21 al Teatro Angelo Battelli con lo spettacolo “Il Processo di Kafka” del Teatro Universitario Aenigma. Se il termine estremofilia descrive chi sopravvive in condizioni proibitive, allora l’opera di Kafka ci proietta nell’estremo filiazione dell’assurdo: la sopravvivenza in un sistema incomprensibile, illogico e schiacciante. Il protagonista Josef K. vive in un ambiente ostile, non fatto di lava o radiazioni, ma di burocrazia cieca, colpa non definita e legge inafferrabile. È l’esempio perfetto di come l’uomo sia costretto a trovare un senso – o strategie di resistenza – nell’ostilità più astratta e profonda.
Domenica 12 ottobre, la seconda giornata si aprirà alle 9.30 nell’area archeologica della Pieve di San Cassiano con una camminata per le strade e i sentieri dell’antico Municipio romano di Pitino con guida naturalistica del geologo Massimo Marini. E, alle 17, il gran finale a teatro: in dialogo con le stelle con l’astrofisica Marica Branchesi. Riconosciuta da Nature tra le dieci personalità scientifiche più influenti del 2017 e da TIME tra le 100 persone più influenti al mondo, la sua ricerca si concentra sull’astronomia multi-messaggera e sulla scoperta delle onde gravitazionali, esplorando la formazione e l’evoluzione di fenomeni cosmici estremi come buchi neri e stelle di neutroni. Moderano l’incontro Massimiliano Marini ed Eleonora Del Sorbo, presidente dell’associazione Massimo Vannucci.
“Vogliamo onorare il nostro impegno – dice la presidente – nel mantenere il tessuto del Montefeltro vivo, complesso e sempre in evoluzione, proprio come un organismo estremofilo che, contro ogni previsione, trova un modo spettacolare per prosperare. Chi parteciperà al festival sceglierà di essere parte di questa resistenza culturale. Prepariamoci, dunque, ad affrontare l’estremo! Proprio come avrebbe voluto Massimo”.
L’ufficio stampa

