Ogni anno l’Italia piange oltre 350 vittime per annegamento. Una tragedia silenziosa, ciclica,
che incide sulle nostre comunità e segna famiglie intere. Dietro a queste cifre drammatiche
si nasconde però un altro volto della realtà: decine di migliaia di vite salvate grazie al
coraggio e alla prontezza dei nostri bagnini di salvataggio. Secondo le stime della Società
Nazionale di Salvamento, i bagnini italiani effettuano circa 60.000 salvataggi all’anno.
Sessantamila persone che possono oggi riabbracciare i propri cari solo grazie a un
intervento tempestivo. Un lavoro che rappresenta un servizio pubblico essenziale, di valore
inestimabile, eppure ancora privo di quel riconoscimento normativo che ne rafforzerebbe
l’autorevolezza e la tutela.
«Il vuoto normativo che esclude i bagnini di salvataggio dalla qualifica di Pubblico Ufficiale,
prevista dall’articolo 357 del Codice Penale, non è più tollerabile» dichiara Gianluca Carrabs,
candidato consigliere regionale AVS Marche. «Oggi i nostri guardiani del mare non
dispongono dell’autorità necessaria per garantire appieno la sicurezza in spiagge e acque
demaniali. A livello regionale mi impegnerò a promuovere una proposta di legge che solleciti
il Parlamento a riconoscere formalmente la qualifica di Pubblico Ufficiale per gli addetti al
servizio di salvataggio. È una questione di sicurezza, ma anche di rispetto per chi ogni
giorno veglia sulla nostra incolumità.»
Sulla stessa linea interviene Francesco Emilio Borrelli, deputato AVS: «A livello nazionale,
lavorerò per inserire questo punto nell’agenda politica di Alleanza Verdi e Sinistra. Il
riconoscimento dei bagnini come Pubblici Ufficiali non è solo un atto dovuto: è un passo
fondamentale per rafforzare la sicurezza delle nostre coste e per garantire dignità e
protezione a chi mette a rischio la propria vita per salvare quella degli altri. C’è un paradosso
che non possiamo ignorare: agli arbitri sportivi è già stata riconosciuta la qualifica di
Pubblico Ufficiale, mentre a chi ogni estate salva decine di migliaia di vite questo status
viene ancora negato. È una disparità che grida ingiustizia e che il Parlamento deve sanare al
più presto, perché non possiamo continuare a lasciare senza tutele chi vigila ogni giorno
sulla nostra sicurezza in mare.»
Carrabs e Borrelli condividono dunque la stessa visione e ribadiscono che la battaglia non si
esaurisce nel riconoscimento normativo. «Non possiamo più chiedere ai nostri “angeli
custodi” di affrontare il mare con mezzi inadeguati – dichiarano congiuntamente –. Mentre in
altri Paesi europei si utilizzano moto d’acqua, droni e tecnologie moderne, in Italia i bagnini
sono ancora costretti a operare con pattini a remi e attrezzature obsolete. Questo è
inaccettabile.»
Il loro impegno guarda quindi a un piano complessivo che includa fondi regionali destinati
all’acquisto di attrezzature moderne e sovvenzioni statali per corsi di formazione avanzata,
così da rendere standard l’uso di moto d’acqua e droni nei servizi di salvataggio. «Il
riconoscimento di Pubblico Ufficiale – concludono Carrabs e Borrelli – è il primo passo per
onorare il coraggio dei bagnini. Il nostro impegno però va oltre: vogliamo costruire un
sistema di sicurezza moderno, autorevole ed efficace. Perché dietro ogni vita salvata non c’è
solo un gesto eroico, c’è il futuro stesso del nostro Paese.»
Gianluca Carrabs

