Hangartfest, il mito in danza

Fil rouge della XXII edizione del festival di danza contemporanea che torna dal 5 al 21 settembre

Si è tenuta questa mattina alla ex chiesa Maddalena la conferenza stampa di apertura della XXII edizione di Hangartfest, festival di danza contemporanea sostenuto dal Ministero della Cultura, dalla Regione Marche e dal Comune di Pesaro.

Il programma, articolato in tre weekend e due settimane, propone 24 appuntamenti tra prime assolute e nazionali, coproduzioni, progetti speciali, repliche ed eventi site-specific. e ha come fil rouge il tema del mito, reinterpretato come forza vitale e generatrice di immagini, visioni e linguaggi.

«Il Ministero della Cultura ha rinnovato il suo sostegno ad Hangartfest – ha introdotto il Direttore artistico Antonio Cioffi – un riconoscimento che ci onora e che rafforza il senso del nostro lavoro: portare avanti un progetto indipendente, radicato nel presente, capace di creare dialogo tra artisti, pubblico e territorio.

Con questa XXII edizione il Festival si conferma un punto di riferimento per la sperimentazione e per il sostegno concreto ai coreografi emergenti. Continuiamo a portare avanti un’impronta multidisciplinare che intreccia ricerca artistica e linguaggi contemporanei, con un’attenzione particolare all’innovazione tecnologica e al dialogo con il pubblico. È così che il Festival cresce: rimanendo in ascolto, accogliendo il nuovo, senza perdere la propria identità.»

La sede principale del Festival è l’ex chiesa Maddalena che, grazie anche al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, si qualifica come centro delle arti performative, pur mantenendo, come peculiarità, la sua cifra intimistica (capienza inferiore ai 100 posti).

Ma Hangartfest è anche un festival diffuso che anima i luoghi simbolo del patrimonio culturale della città, mettendo questi in dialogo con la danza contemporanea: dal Museo Nazionale Rossini al Salone Antonia Pallerini di Palazzo Gradari, fino a Villa Imperiale, gioiello rinascimentale che per il terzo anno consecutivo ospita il festival nel cuore del Parco San Bartolo. 

Dal centro alla natura, il Festival si estende anche nell’entroterra grazie alla collaborazione con Fe.M Festival di Microarchitettura, avviata nel 2024. Le performance raggiungono così Piobbico e Lunano, offrendo un’immersione artistica nei paesaggi dell’Appennino marchigiano. Fe.M, ideato dagli architetti Alice Cecchini e Roman Joliy (Atelier Poem) insieme a Marco Dini (Wooden Houses), punta a valorizzare l’identità del territorio attraverso installazioni effimere di microarchitettura, concepite come spazi da abitare, attraversare, attivare.

«Quello che ci emoziona di più – racconta l’architetta Alice Cecchini – è vedere come ogni opera dialoga con il paesaggio, come a prendersene cura. E soprattutto vedere come queste architetture temporanee riescano a generare comunità, a stimolare nuove domande, a farci guardare con occhi diversi ciò che pensavamo di conoscere. È lì che inizia il cambiamento.»

E proprio il cambiamento come frutto della condivisione e della partecipazione è uno dei temi cardine del Festival, sviluppato anche nei percorsi di audience engagement, curati da Paolo Paggi e Masako Matsushita.

«Con i progetti di sensibilizzazione – spiega Paggi – cerchiamo di portare il pubblico dentro il processo artistico, creando una comunità di sguardi consapevoli, curiosi e attenti. Non più spettatori silenziosi, ma interlocutori attivi. Vogliamo creare spazi dove le persone possano incontrarsi attraverso l’arte, confrontarsi, cambiare prospettiva.»


Su questa stessa linea si è inserito l’intervento di Lucia Mauri, artista residente al Festival per il triennio 2025/2027 insieme a Michele Ifigenia Colturi, che ha condiviso la propria visione artistica in sintonia con l’approccio partecipativo del progetto “Occhi da Marziani” che accompagnerà il suo percorso creativo. A chiudere, la testimonianza di Marcello Arduini, partecipante al progetto, che ha restituito il punto di vista di una comunità che non si limita ad assistere, ma cresce insieme all’opera e alla sua trasformazione.

Il programma della XXII edizione

L’inaugurazione, il 5 settembre alla Maddalena, è affidata a Sebastian Zuber con HONEYMOON, assolo che intreccia danza contemporanea e linguaggi multimediali, in collaborazione con il TanzHaus di Basilea. Il giorno seguente, al Museo Nazionale Rossini viene proposta la performance MUSE di Marta Bevilacqua e la Compagnia Arearea che unisce danza contemporanea e memoria storica.

Tra i progetti di coproduzione, spiccano i lavori dei coreografi residenti 2025–2027: Michele Ifigenia Colturi che debutta con ATTEONE, PROLOGOe CUMA, esplorazioni intense e visionarie del mito classico e Lucia Mauri che presenta OSOM – Out of Sight, Out of Mind?, un viaggio sensoriale tra luci, suoni e video che coinvolge attivamente lo spettatore.

La settimana successiva la Maddalena accoglie BIANCO S di Masako Matsushita, con micro sculture di Antonella Sabatini, immagini di Elio Mazzacane e poesie di Laura Pugno: un paesaggio emotivo sospeso tra vita e non-vita.

Il festival prosegue con EVES di Tommaso Monza e Claudia Rossi Valli, dove danza e astrofisica dialogano in un racconto che attraversa buchi neri e supernove, con CLUB, performance tutta al femminile selezionata dalla rete Giacimenti e scelta dal gruppo di spettatori coinvolti nel progetto di sensibilizzazione “Explorer” e con l’anteprima di THE GREAT CUCUMBER di Mario Coccetti, assolo coreografico potente e ironico sulla fallocrazia.

Non mancano performance site-specific come FITTING al Salone Pallerini, e ritorni attesi, tra cui ARSURA di Rhuena Bracci e Marco Valerio Amico, vincitori del Premio UBU 2024 con REDRUM. Tra le prime assolute, KOR di Olimpia Fortuni e Michela Paoloni che esplora il corpo come spazio relazionale, mentre VACUUM di Ilenia Romano rilegge il mito di Elena di Troia.

Nella seconda settimana, spiccano: IL SALE E IL PANE di Marisa Ragazzo e Omid Ighani di Dacru per Naturalis Labor, GOOD VIBES ONLY di Francesca Santamaria ed RMX di Pietro Angelini che riflettono sull’identità digitale,  mettendo in dialogo reale e virtuale.

Nell’ultimo weekend arriva da Losanna HIGH SEASON, creazione di Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo sulle Quattro Stagioni rivisitate da Max Richter per celebrare i 30 anni della Compagnia Linga.

Il festival si chiude il 21 settembre con due eventi: nel pomeriggio ELASTIC EMPATHIC a Villa Imperiale, firmato da Frey Faust e Francesca Pedullà, e in serata, alla Maddalena, con l’ironia di INSECTUM IN PESARO di Silvia Gribaudi e Tereza Ondrová.

Nell’entroterra, le collaborazioni con il Fe.M Festival portano Melissa Brutti ad esibirsi a Lunano e Giulia Torri a Piobbico, valorizzando il dialogo tra arte, architettura e paesaggio.

Tra gli eventi collaterali si segnalano i Talk con gli artisti al termine degli spettacoli che rientrano nel programma di sensibilizzazione del pubblico.

La prevendita è disponibile online su Liveticket e nei punti vendita convenzionati. Il botteghino della Maddalena è aperto dal 2 al 21 settembre (escluso il lunedì), dalle 17 alle 19, e nei luoghi di spettacolo a partire da un’ora prima. L’ingresso è gratuito per gli eventi di Lunano e Piobbico.
Dettagli su programma, tariffe agevolate per i possessori della card e calendario completo sono disponibili su www.hangartfest.it.

Elena Orazi

Ufficio Stampa Hangartfest

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