Affidopoli, interrogatorio-fiume per Arceci: “Ho detto tutto quello che so”Sette ore davanti ai magistrati. L’ex capo di gabinetto: “Confido nella verità”

PESARO – Sette ore di interrogatorio nella caserma della Guardia di Finanza. È quanto affrontato ieri da Franco Arceci, ex capo di gabinetto del sindaco Matteo Ricci, nell’ambito dell’inchiesta “Affidopoli” che lo vede indagato per concorso in corruzione. All’uscita, una dichiarazione secca: “Sono entrato sereno ed esco altrettanto sereno. Ho detto tutto quello che so”.

L’interrogatorio, condotto dal sostituto procuratore Maria Letizia Fucci con la presenza degli investigatori di Finanza e Squadra Mobile, ha visto Arceci rispondere a tutte le domande, affiancato dagli avvocati Maurizio Terenzi e Alberto Bordoni. Quest’ultimo ha sottolineato la piena disponibilità del proprio assistito: “Il dottor Arceci conosce a fondo la macchina comunale. Il lungo confronto ha permesso di chiarire molti aspetti rilevanti anche per la Procura”.

Uno dei punti centrali dell’indagine riguarda i rapporti tra Arceci e Massimiliano Santini, regista degli eventi cittadini, già al centro dell’inchiesta. In particolare, le e-mail che documenterebbero un coinvolgimento diretto nella scelta degli affidatari degli eventi e delle sponsorizzazioni. Come nel caso della mail del 22 luglio 2020, in cui Santini scrive al dirigente Loris Pascucci, con Arceci in copia, indicando già il nome dell’esecutore del murales di via Nanterre, prima ancora della determina di spesa.

Secondo la Procura, Arceci avrebbe facilitato la gestione diretta dei fondi da parte di Santini, che li avrebbe veicolati verso le associazioni Opera Maestra e Stella Polare, collegate a Luca Esposto. Sponsorizzazioni importanti, come quelle di Rivacold per il Presepe di Ghiaccio, Riviera Banca per “Candele sotto le stelle” o Tomasucci per il casco gigante, sarebbero quindi rimaste fuori dai bilanci comunali, gestite informalmente.

Arceci, pur privo di un incarico formale dal 2021, avrebbe continuato a frequentare il Comune, partecipando attivamente, secondo gli inquirenti, ad almeno cinque episodi sospetti tra il 2022 e il 2024. Per la Procura, il suo ruolo sarebbe stato quello di “mediatore silenzioso”, in grado di facilitare scelte e passaggi chiave grazie alla sua rete di contatti e alla lunga esperienza amministrativa.

Ora spetterà ai magistrati valutare se le dichiarazioni rese possano incidere sull’impianto accusatorio. Ma un dato è certo: la lunga giornata in caserma segna un nuovo snodo in un’inchiesta che ha già coinvolto 24 indagati. E Arceci, a differenza di altri, ha scelto di affrontarla a viso aperto.

Nino Valangamani

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