A Urbino il turismo affonda. Carrabs: “Subito un consiglio monotematico. Serve un piano per rilanciare la città”


“Urbino deve diventare la capitale della qualità della vita”
A seguito dei dati allarmanti diffusi dall’Osservatorio ISTAT – e riportati dalla stampa locale –
che certificano un calo del 30% delle presenze turistiche a Urbino, la città ducale si scopre
fragile, marginalizzata, dimenticata. Una crisi che non riguarda solo l’economia, ma tocca
l’identità profonda di un luogo simbolo del Rinascimento.
«Il consiglio comunale, nel suo insieme, non può restare spettatore di questo declino»
dichiara Gianluca Carrabs, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra a Urbino, annunciando la
richiesta – condivisa con i consiglieri di opposizione – di un consiglio monotematico
straordinario sul tema del turismo. L’intento, chiarisce Carrabs, va però oltre la legittima – e
necessaria – critica: «Occorre un piano articolato, concreto, ambizioso. Una visione che
rilanci Urbino attraverso sostenibilità, mobilità intelligente, governance partecipata ed eventi
culturali strutturali. Non un appello astratto, bensì una proposta operativa per ridare slancio e
centralità a una città che ha tutte le carte in regola per diventare un modello di turismo
responsabile e di qualità».
Il paradosso che aleggia da tempo tra le pietre rinascimentali di Urbino risulta inquietante: è
quello di una bellezza riconosciuta ma non più cercata. I numeri impietosi pubblicati
dall’Osservatorio ISTAT Marche ci raccontano di una curva in picchiata che, da ottobre 2024
a giugno 2025, ha ridotto Urbino a spettatrice marginale del sistema turistico marchigiano,
mentre località a trenta chilometri da qui sfiorano le 600.000 presenze annuali.
«La crisi, però, non nasce oggi» spiega Carrabs. «Affonda le radici in una gestione miope e
in una visione frammentaria, incapace di leggere il futuro. Le responsabilità sono chiare: da
una parte l’amministrazione Gambini, che negli anni ha scelto l’inerzia invece dell’ambizione;
dall’altra il governo regionale guidato da Francesco Acquaroli, che ha sistematicamente
dimenticato le aree interne e le città d’arte marchigiane, favorendo un modello turistico
monocentrico e stagionale. Con il grave errore di non aver capitalizzato il risultato di Pesaro
capitale della cultura italiana».
Ma per il capogruppo AVS di Urbino non sono sufficienti le sole recriminazioni. «Di fronte a
un declino così evidente, il compito della politica – soprattutto quella ecologista e
progressista – non può limitarsi alla denuncia. Serve una risposta. Serve una strategia di
rilancio integrato che non sia l’ennesimo spot elettorale, ma un cantiere aperto e condiviso,
capace di restituire a Urbino il posto che le spetta: non un’icona da cartolina, ma un
organismo vivo, pulsante, ospitale».
«Chi dice Urbino dice patrimonio UNESCO, città d’arte, culla del Rinascimento. Titoli che, da
soli, non bastano più. Occorre costruire attorno a questa identità una nuova narrazione
turistica, radicata nei valori della sostenibilità, della lentezza, della qualità e delle eccellenze
agroalimentari. In una parola: dell’intelligenza. Urbino non può competere sul piano del
turismo di massa. Può però diventare un modello di turismo “rigenerativo”, che fa bene al
visitatore e al territorio, che valorizza i giacimenti naturali: le produzioni locali, la cultura
diffusa, il paesaggio come infrastruttura».
Per farlo, Carrabs propone almeno cinque azioni immediate.
«In primo luogo, occorre ripensare la mobilità: la fragilità logistica della città – scollegata dai
flussi ferroviari, isolata da Roma e dal Sud – è una delle prime cause del declino. Occorre
riattivare collegamenti pubblici rapidi e sostenibili, in particolare su ferro e gomma,
potenziando le tratte urbino-centriche e integrandole con i corridoi esistenti. Risulta inoltre
necessario investire in ospitalità diffusa e formazione: riqualificare l’offerta ricettiva, oggi
parcellizzata e disomogenea, attraverso incentivi alla ristrutturazione sostenibile, standard di
qualità condivisi e, soprattutto, percorsi formativi per operatori, studenti e cittadini. Il turismo
del futuro si gioca anche sulla competenza, non solo sull’estetica.
Il rilancio, poi, non può essere calato dall’alto. Serve una governance partecipata che
coinvolga amministrazione comunale, Università, associazioni culturali, operatori del settore
e rappresentanze sociali. Un patto trasversale per il turismo, con obiettivi chiari e misurabili.
Di altrettanta rilevanza risulta la calendarizzazione di eventi permanenti: Urbino ha perso
appeal anche per la sua scarsa capacità di trattenere. Bisogna pensare eventi integrati,
distribuiti lungo l’anno, capaci di intrecciare cultura, ambiente e comunità. Mostre, rassegne,
festival, esperienze immersive e laboratori creativi: servono contenuti, non solo contenitori.
E infine, la comunicazione. Indispensabile per la città è una nuova immagine di sé: la
promozione turistica deve tornare ad essere strategia, non folklore. La bellezza va
raccontata in modo coerente, digitale, internazionale. Puntare su un brand per Urbino che
dialoghi con i grandi circuiti europei del turismo sostenibile, ambientale, enogastronomico e
spirituale».
«Tornare al centro coincide pertanto con il costruire un modello che faccia di Urbino la
capitale della qualità della vita: più consapevole, più profondo, più umano. L’ecologia, del
resto, non è solo tutela, è anche occasione di rinascita economica e culturale. E se davvero
vogliamo salvare questa città dalla deriva dell’anonimato, dobbiamo smettere di pensare al
turismo come a un’emergenza e cominciare a progettarlo come si fa con le opere pubbliche:
con tempo, visione, responsabilità».
«AVS c’è» conclude Carrabs. «Non per una campagna elettorale, ma per una sfida di futuro.
Urbino merita una direzione. Noi vogliamo costruirla insieme. E farlo subito».

Gianluca Carrabs

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