Sì del Consiglio comunale alla cittadinanza onoraria al 28° Reggimento “Pavia” 

INTERROGAZIONI 

La prima interrogazione presentata in Consiglio comunale è stata quella a firma del consigliere Dario Andreolli sull’“Sistema fognario in via San Martino” a cui ha risposto l’assessora alle Manutenzioni Mila Della Dora: «In relazione all’interrogazione a cui oggi sono chiamata a rispondere, preventivamente chiedo al Presidente del Consiglio e al Segretario generale di verificare in modo più approfondito se siano rispettati i requisiti di ammissibilità alla luce del fatto che il Regolamento del Consiglio comunale, all’art. 28 stabilisce come finalità dello strumento dell’interrogazione quella di “accertare la legittimità e la correttezza dell’operato dell’amministrazione”. Nel caso specifico siamo al cospetto di un’interrogazione in cui si richiedono informazioni su circostanze/situazioni che esulano dalla competenza dell’Ente: la gestione delle fogne nere è in capo a Marche Multiservizi. Alla luce di questo, la valutazione circa il corretto e legittimo operato dell’Amministrazione presuppone a monte che l’Amministrazione stessa sia titolata a intervenire nella situazione concreta, condizione che appunto in questo caso non si configura. Né siamo di fronte ad una situazione per la quale si sia recentemente verificato un evento particolare, per il quale in estrema ipotesi l’Amministrazione debba essere chiamata in qualche modo in causa e di conseguenza a intervenire. Ciò premesso esaminando l’interrogazione viene messo nero su bianco che per la questione sottoposta sia stata promossa una raccolta firme, che ho attentamente visionato, e in relazione alla quale si dichiara falsamente che abbia registrato 100 adesioni. Sorvolando sulle modalità con cui sia stata promossa e in tralasciando il fatto che le firme raccolte sono state poco in realtà circa 70, preme evidenziare che quasi la metà di queste sono di persone che neppure risiedono nella via San Martino. Pur potendo anche esprimere, per diretta cognizione di causa, una mia considerazione sulla gravità della problematica in questione e senza sminuire i disagi che alcuni residenti dichiarano di percepire, si ritiene che la raccolta firme per le modalità e tempistiche con cui è stata promossa (guarda caso in concomitanza con un’interrogazione consiliare) sia alquanto strumentale e piegata ad altre finalità. Ad ogni buon conto questa Amministrazione si è direttamente interessata della situazione con MMS, ente effettivamente competente della problematica, che ha chiarito essere al corrente del problema e, in accordo con l’amministrazione comunale, proporrà ad Aato 1 Marche Nord l’inserimento dell’intervento di ammodernamento della rete fognaria nella pianificazione pluriennale d’Ambito. L’area in questione è servita da una rete di condotte fognarie ‘datate’ e richiede un intervento strutturale rilevante e piuttosto oneroso (circa 1mln di euro). Se la proposta verrà inserita nella pianificazione d’Ambito, Marche Multiservizi procederà in maniera spedita alla progettazione e all’avvio dei lavori». 

Il consigliere Andreolli: «Interessa una zona popolosa e importante della città e un’azienda di cui siamo proprietari per ¼ delle quote societarie». Nel merito, «Mi fa piacere quello che ha detto l’assessora, perché è un problema segnalato negli anni».  

È stato poi il vicesindaco Daniele Vimini a rispondere all’interrogazione presentata da Andreolli per avere “Chiarimenti sulla procedura di selezione del direttore generale della Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive”. Vimini ha detto: «In seguito alla cessazione, nel mese di marzo 2025, dell’incarico di Silvano Straccini quale direttore generale, la Fondazione Pescheria ha provveduto a pubblicare l’avviso nel mese di aprile 2025 per l’individuazione del nuovo direttore generale, organo necessario ai fini del corretto funzionamento della Fondazione stessa. Nel contempo gli incontri tra l’Amministrazione comunale e il nuovo Cda della Fondazione appena insediatosi, hanno evidenziato l’opportunità di avviare una riorganizzazione del ruolo e del numero delle Fondazioni culturali partecipate dal Comune di Pesaro. Nel corso del Cda del 9 maggio, alla presenza del sindaco di Pesaro si è conseguentemente condiviso di provvedere, nelle more di tale processo di riorganizzazione, a ricoprire la carica di direttore generale della Fondazione mediante personale dell’amministrazione comunale stessa in assegnazione parziale ai sensi del DLGS 165/2001. Le parti hanno conseguentemente avviato un percorso formalizzato negli atti approvati dai rispettivi organi competenti, che ha portato alla individuazione nel mese di maggio 2025 di Marco Scriboni, titolare di incarico di elevata qualificazione nell’ambito del servizio “Promozione Territorio Partecipazione e Servizi Civici” del Comune, quale direttore generale della Fondazione Pescheria fino al 31 dicembre 2025». 

Sulla soddisfazione, Andreolli si è così espresso: «Che senso ha avere un ente con un Cda nominato dal sindaco e gestito da un direttore che è un dipendente della stessa amministrazione? Non capisco che valore aggiunto può esserci in questa scelta. In passato ci avete sempre detto il contrario». 

L’interrogazione dei consiglieri Giulia Marchionni e Marco Lanzi ha fatto dibattere l’aula sulla “Nomina del Garante per i diritti delle persone con disabilità”. L’assessore con delega al PEBA Luca Pandolfi ha detto: «L’istituzione del Garante nasce da una forte volontà dell’Amministrazione e del Consiglio comunale che si era espresso a riguardo a febbraio 2019 e che aveva individuato in Maruska Palazzi la prima figura di garante nel 2021». Pandolfi ha ricordato il ruolo del garante, evidenziando «la complessità del suo operato dovuta al fatto che ci siano non una ma diverse disabilità e che esse riguardano anche l’autonomia, l’inclusione, i servizi, le risorse economiche, il progetto di vita, ed anche la figura del caregiver. Il Garante supporta l’Amministrazione comunale per segnalare e favorire iniziative per la promozione e tutela dei diritti di persone con disabilità. Inoltre, si può relazionare con le altre istituzioni, con la Sanità e il privato sociale, una relazione estremamente importante e delicata perché svota con gli enti competenti nella Sanità, materia di cui il Comune non ha titolarità». Sull’interrogazione, Pandolfi ha detto: «Abbiamo già attivato le procedure necessarie ad individuare una nuova figura di Garante, oggi chiamata a svolgere un ruolo ancor più complesso rispetto al passato». Questo perché, per l’assessore, «Deve svolgere i suoi compiti in una situazione caratterizzata dalla riduzione della qualità dei servizi (basti pensare ai problemi dei servizi dell’unità multidisciplinare età evolutiva Umee ed Umea dell’Ast; alle carenze organizzative e di organico soprattutto del neuropsichiatra infantile; carenze dei servizi legati al dsm e alla salute mentale; emorragia di personale negli ultimi anni) e dalla riduzione delle risorse economiche» precisa Pandolfi che poi elenca «i tagli dei contributi alla disabilità sensoriale passati dai 160.000euro annuali  di luglio ai  108.942€ di oggi, di cui 37.000€ non ancora arrivati; ai tagli dei progetti autismo, meno 597.839 euro di risorse arrivate in provincia dal governo Draghi e gestite dall’Ats1 e oggi non riconfermate; il quasi azzeramento dei 3,5 milioni del Fondo Solidarietà che la Regione metteva a disposizione per il sostegno al pagamento delle strutture per disabili, anche psichici; la mancata realizzazione di nuovi, necessari, centri diurni disabili, di cui avevamo già fatto richiesta alla Regione e dell’assenza di progetti per il Centro Autismo». In conclusione, Pandolfi sottolinea che «Abbiamo bisogno di un Garante che ci aiuti e sia di supporto, come da mandato, per portare avanti tutti i dossier elencati, in un territorio, il nostro, da sempre all’avanguardia nei progetti di inclusione, autonomia e lavoro, grazie anche alla collaborazione con le realtà associative. Dovrà farlo in un momento di totale disattenzione alla fragilità e disorganizzazione dei servizi socio/sanitari da parte della Regione». 

La consigliera Marchionni ha replicato: «L’assessore ha fatto un excursus su tematiche interessanti ma che non hanno nulla a che fare con la domanda che poneva l’interrogazione. Domanda a cui non ha risposto».   

Il Consiglio ha poi approfondito lo “Stato dell’arte del centro sportivo denominato Casa Vuelle” e del “Fallimento del progetto ‘Casa Vuelle’”. Interrogazioni e interpellanza presentate l’una (l’interrogazione) da Malandrino, Boresta, Canciani, Redaelli e Corsini; la seconda (interpellanza) dal consigliere Andreolli. L’assessore alle Nuove Opere Riccardo Pozzi ha risposto a entrambe. «Siamo in una fase istruttoria delicata e importante» ha esordito per poi continuare: «Per rispondere alle due interrogazioni dovrei riprendere molte delle premesse poste in maniera tendenziosa e non corretta dell’interrogazione – ha detto Pozzi – come dimostra un mio virgolettato riportato nel documento che è stato interpretato e riportato in maniera distorta. Non lo farò, perché fare il “maestrino” non è nel mio stile». Sulle domande poste: «“Casa Vuelle” è risultata l‘aggiudicataria della procedura a evidenza pubblica per la gestione dell’impianto Facchini e di tutta l’area. Successivamente, l’Amministrazione comunale ha partecipato a 3 bandi PNRR Sport (tutti intercettati) e, nel caso oggetto dell’interrogazione, ha ottenuto un finanziamento di 4milioni di euro per realizzare un “campus del basket”. Pesaro è la città della pallacanestro, ha una tradizione cestistica importante, ed era motivo di orgoglio che ben si sposava con l’obiettivo sociale e politico dell’Amministrazione di realizzare uno spazio in cui, più generazioni, potessero vivere, insieme, la pallacanestro. Per questo si è deciso insieme ai gestori della struttura di condividere cosa si sarebbe andato a realizzare con il finanziamento, quindi le finalità e le scelte da compiersi». Pozzi ha precisato: «Il progetto della prima candidatura che sottoponemmo come Amministrazione, prevedeva si dividere i 4 milioni: con una parte (2 milioni) si sarebbe completata la piscina Facchini; con il resto (2 milioni) si sarebbero completate e realizzate altre strutture funzionali alla Cittadella della pallacanestro, come uffici, ambulatori e palestra. Nei diversi incontri fatti prima di arrivare alla fase esecutiva del progetto (incontri a cui partecipava anche il soggetto gestore) si è poi convenuto che fosse più funzionale realizzare la struttura (che è ciò che stiamo facendo e concludendo) e concentrare gli sforzi su questa. Rispetto all’interpellanza di Andreolli, Pozzi ha sottolineato: «Come dicevo siamo in una fase delicata. Gli uffici Legale e Sport del Comune stanno lavorando per addivenire a una risoluzione condivisa del rapporto, per cui ogni parola rischia di creare un danno a entrambe le parti. Siamo prossimi alla chiusura di questa fase e quando ci saranno le condizioni, la stessa sarà rese pubblica ai consiglieri e messa a diposizione della città». L’assessore Pozzi, sull’attuale stato dell’arte del progetto PNRR Sport, ha aggiunto: «Siamo perfettamente allineati alle tempistiche imposte dal finanziamento del Pnrr sport (che prevede come scadenza la primavera 2026); nel caso della palestra, quindi del blocco “servizi e palestra” antistante la piscina Facchini siamo in linea perfetta con il cronoprogramma) è stata completata la struttura, così come gli impianti, ed è prossimo l’arrivo degli infissi. Con la posa in opera del parquet e delle altre finiture si procederà alla conclusione entro la fine dell’estate». 

Il consigliere Malandrino rivolgendosi a Pozzi: «Non ho scritto niente di più di quello che ha dichiarato lei. È stato lei a dire che era utopistico trovare le risorse prima della fine della legislatura».  

«Mi piacerebbe che la stessa prudenza usata nella sua risposta, assessore, fosse stata usata utilizzata anche negli anni passati» ha detto il consigliere Andreolli prima di riportare le dichiarazioni dell’Amministrazione comunale sul tema: «Non è che uno ha male-interpretato. Sono state fatte decine di annunci ma non sono mai stati messi i soldi». 

Prima dell’avvio della seduta, la consigliera Boresta ha chiesto con una mozione d’ordine proposta dal Gruppo consigliare Fratelli d’Italia, di «osservare un minuto di silenzio prima della seduta, per il brigadiere capo Carlo Legrottaglie, caduto in servizio il 12 giugno scorso per il suo sacrificio e per esprimere la vicinanza di questo Consiglio comunale». 

PROPOSTE DI DELIBERE 

Il Consiglio comunale unanime ha poi approvato la delibera di “Conferimento della cittadinanza onoraria al 28° Reggimento Pavia”, riconoscimento che “l’Amministrazione Comunale intende attestare per il sentimento di apprezzamento e gratitudine nei confronti del 28° Reggimento Pavia per tributare a nome dell’intera comunità di Pesaro ulteriore formale riconoscenza al 28° Reggimento Pavia mediante il conferimento della cittadinanza onoraria per il suo contributo operativo, umano e sociale prestato nel tempo”. A presentare le motivazioni del conferimento è stato il sindaco Andrea Biancani che ha proposto e voluto con forza il conferimento, e ha precisato: «Il Consiglio comunale ha approvato nel 2008 il regolamento per il riconoscimento delle civiche benemerenze (con ultima modifica poche settimane fa nell’art. 3 votato all’unanimità dal Consiglio comunale, con anche l’aggiunta del comma 4). Oggi, con questa delibera, diamo il via all’organizzazione di un vero e proprio momento pubblico che vedrà la presenza delle più alte istituzioni del Reggimento per il conferimento della cittadinanza onoraria. La data la comunicheremo nei prossimi giorni». Poi il sindaco ha elencato le motivazioni del conferimento della cittadinanza onoraria: «Il 28° Reggimento “PAVIA” con sede a Pesaro è uno dei più antichi d’Italia e oggi rappresenta a pieno titolo un’eccellenza nell’ambito delle forze armate, nell’organizzazione internazionale alle quali la difesa italiana fornisce supporto e contributo nell’ambito delle operazioni nei confini nazionali e internazionali. Il 28° Reggimento “PAVIA” costituito nel 1860, ha partecipato a tutti i conflitti più importanti dall’Unità d’Italia, meritandosi per questo il valore dimostrato: una medaglia d’oro al valore militare nella 3^ guerra dell’Indipendenza; il primo ordine militare d’Italia per la partecipazione al primo conflitto mondiale; una medaglia d’argento al valore militare nella Seconda guerra mondiale per l’intervento in Africa. Inoltre, dal 1° luglio del ‘58 è stato ricostituito a Pesaro dapprima come centro di addestramento reclute e poi, il 1° marzo 2004, è stato riconfigurato come unico reparto delle forze armate italiane deputato alle comunicazioni operative, con l’importante e delicato compito di comunicare lo scopo della presenza delle forze in tutti gli scenari operativi in cui è impiegato, anche per il mantenimento e la costruzione della pace attraverso la promozione dei valori della democrazia, del ruolo della donna, del rispetto delle minoranza. In particolare, il Reggimento dal 2004 è stato impiegato in Iraq, Afganistan, Cossovo, Libia, Libano, Uganda, Somalia, Giordania e altri luoghi. Nel 19921, quando scoppiò la Guerra del Golfo, il Reggimento fornì un contributo significativo nelle attività di vigilanza all’interno del territorio pesarese. Nel ‘91 e 2012 ha fornito supporto e ha operato con i propri militari e mezzi al ripristino della viabilità nelle strade interrotte dalle eccezionali precipitazioni. Particolare menzione per l’impegno nell’operazione “Strade sicure”, durante il quale ha fornito un prezioso supporto per garantire il controllo e la sicurezza in tutto il territorio provinciale. Un’efficacia proseguita anche durante l’emergenza Covid-19 nella quale ha operato, insieme alle altre forze locali, per garantire il rispetto e la sicurezza pubblica, offrendo un servizio costante, puntuale e scrupoloso. Ricordo che il Consiglio comunale n°69 del 2010, ha conferito al Reggimento il conferimento di “Elevati meriti”. Alla luce di tutto questo, l’Amministrazione comunale intende attestare il sentimento di apprezzamento e gratitudine nei confronti del 28° Reggimento “PAVIA” e di voler attribuire ulteriore formale riconoscenza, mediate la cittadinanza onoraria. La preziosa opera del 28° Reggimento “PAVIA” non si limita ai soli impieghi in missioni internazionali, ma si estende anche ad attività svolte in ambito nazionale e, in particolar modo, nel territorio della regione Marche. Il 28° Reggimento “PAVIA” è un’unità operativa di eccellenza dell’Esercito Italiano, una delle più antiche d’Italia, esempio concreto di professionalità, versatilità e dedizione. Rappresenta a pieno titolo un’eccellenza nell’ambito delle forze armate. Il 28° Reggimento “PAVIA”, costituito nel 1960 partecipando a tutti i conflitti più importanti. Quotidianamente impegnato tanto nei teatri internazionali quanto nelle emergenze sul territorio nazionale, esso incarna i valori più alti del servizio alla Patria, distinguendosi per il suo contributo operativo, umano e sociale. Gli uomini e le donne del Reggimento contribuiscono significativamente ad assicurare alla collettività il bene primario della sicurezza, promuovendo allo stesso tempo in tutte le aree del mondo la splendida Regione Marche. Per il fulgido esempio di eccellenza e indiscussa professionalità, che ha dato lustro e prestigio all’Esercito e all’Italia, il Reggimento è stato insignito della Croce d’Argento al Merito dell’Esercito».  

Vastante: «Grazie al sindaco per aver illustrato questa richiesta che mi vede coinvolto direttamente, in quanto sottufficiale del 28° Reggimento dal 2004. Sono fiero e contento che l’Amministrazione riconosca la cittadinanza al Reggimento, altrettanto contento che in questi anni sia maturato un rapporto umano e sociale con la città e con il territorio. Il Reggimento, dall’8 febbraio 2004, ha cambiato faccia. In quell’anno si è sospesa la leva e non avevamo più ragazzi che passavano per Pesaro per 3 mesi e poi andavano via, ma abbiamo avuto lo spostamento di centinaia di colleghi che hanno deciso di venire in questa città. E io sono uno di quelli. Tutti quelli che continuano ad arrivare sono contenti della nostra città e io in particolare sono contento del rapporto che si sta creando e sta continuando a crescere. La nostra comunità operativa comprende 500 unità e capite bene che nel nostro territorio questi numeri hanno un importante impatto». Infine, ha concluso: «Siamo un’unità altamente specialistica nelle comunicazioni e all’avanguardia, per questo spero che tutto il Consiglio comunale possa accogliere con positività questa proposta». 

Redaelli: «Votiamo con orgoglio e con un sentimento di stima e gratitudine la delibera per conferire un riconoscimento importante al 28° Reggimento “Pavia”». Il consigliere ha detto che, «Quando si parla di “spese per la difesa” è necessario ricordare che la difesa è un elemento imprescindibile e fondamentale per garantire la pace; e in questa “voce”, va considerata anche l’esperienza di grande qualità del 28° Reggimento “Pavia”». Come quella data all’operazione “Strade Sicure” «che ha visto il 28° Reggimento impegnato in diverse situazioni, anche fuori regione. Il suo è stato un supporto importante che speriamo possa essere ripresa anche dalla nostra città e che aumenterebbe sicurezza dei cittadini in modo qualificato e positivo. Una presenza che però, non è da tutti noi riconosciuta, anche in Consiglio comunale, allo stesso modo». 

Lanzi: «Voterò con orgoglio questo conferimento della cittadinanza onoraria anche perché conosco bene il comandante Di Leonardo e molti colleghi dell’esercito. Oltre ai meriti è una realtà davvero integrata nel territorio. E questo riconoscimento potrà avere degli sviluppi concreti come già riscontrato in passato. A febbraio, in caserma, tenemmo una conferenza per presentare un corso di formazione con il personale della Polizia di Stato e dell’Esercito. Con l’occasione proposi di estendere l’iniziativa in futuro anche alla Polizia locale. Il Comune, valorizzando la cittadinanza al Reggimento, potrebbe concretizzare un progetto che darebbe più sicurezza ai cittadini». 

Boresta: «Come Consigliera comunale e, ancor più, come segretaria del partito Fratelli d’Italia Pesaro non posso che accogliere con entusiasmo, fierezza e orgoglio questa richiesta. È importante ricordare che ogni giorno uomini e donne operano sul territorio con dedizione e fedeltà alle istituzioni, per assolvere ai compiti loro assegnatoli, sia in patria che all’estero. Tanti di questi uomini e donne hanno sacrificato la loro vita per garantire a noi libertà e sicurezza, rappresentando dei valori sacri e irrinunciabili. Non si tirano mai indietro a richieste di supporto e di collaborazione, sono una risorsa irrinunciabile per tutta la collettività. Oggi è importante ricordare e ringraziare: per questo dico ufficialmente “Grazie” al 28° Reggimento “Pavia” che rappresenta il volto di un’Italia che non arretra, che fa servizio in silenzio, che protegge e rappresenta un sostegno importante alla nostra collettività e, con dedizione e coraggio, tiene alta la nostra bandiera». 

Bernardi: «Esprimiamo felicità per questa iniziativa. Il 28° Reggimento “Pavia” è un’istituzione “sociale” fondamentale per la città che apre, fra l’altro, la sua sede alle scuole per far conoscere alla città i valori dell’Esercito e del nostro essere cittadini italiani». Bernardi ha ricordato il sostegno dato alle iniziative sociali, «in particolare a quella del Banco Alimentare» e il «supporto agli eventi culturali, allo sport. Sono tante le aree su cui il “Pavia” si spende». E ancora, «dispiace che la minoranza abbia deciso di trasformare un momento di unione in uno di divisione». 

Palazzi: «Anche io volevo sottolineare la grande collaborazione con l’esercito, anche durante il mio precedente ruolo di Garante per i diritti delle persone con disabilità. Ultimamente mi hanno supportato anche per attività con ragazzi con disabilità svolte nelle scuole».  

Marinucci: «Al 28° Reggimento “Pavia” ho fatto un mese di “Car” ed ho un grande rispetto per il mondo militare capace di insegnare tanto: se fosse ancora valida la leva obbligatoria la violenza che c’è oggi nella società sarebbe molto minore». «E poi voglio le persone coerenti. Mi auguro che qualcuno prenda le distanze da chi ha detto “Dieci, cento, mille Nassirya”, perché io con queste persone non voglio avere niente a che spartire». 

Fabbri: «Ringrazio le famiglie del Reggimento “Pavia”. Frequento alcune delle mamme e dei papà del Reggimento che oggi non sono qui perché in missione, in posti sensibili. Molti di loro vengono da fuori città ma vivono qui a Pesaro in maniera attiva, preziosa, rendendoci partecipi di quanto il Reggimento fa per la comunità così come della sofferenza imposta dalla distanza dai loro cari. Anche per questo, per il sacrificio delle famiglie, è importante celebrare questo riconoscimento al “Pavia”». 

Lugli: «Siamo diventati una succursale dell’Ucas, l’Ufficio complicazioni delle cose semplici» dice sarcastico il consigliere, che prosegue: «Si poteva rendere onore agli uomini e donne del “Pavia” ma siamo voluti andare oltre parlando di altro. Siamo arrivati persino a citare la frase su Nassirya, che nessuno dei consiglieri sono convinto abbia mai detto. Rimaniamo aderenti al tema, oggi è un giorno di festa». 

Malandrino: «Fratelli d’Italia voterà coerentemente, in maniera favorevole». 

Bartolomei: «Pur comprendendo le ragioni del nostro capogruppo Marinucci, Forza Italia voterà favorevolmente». 

Mattioli: «La proposta del sindaco Biancani della cittadinanza onoraria al Reggimento è stata accolta con grande gioia. La riteniamo profondamente dovuta, perché è un modo per esprimere tutta la gratitudine di Pesaro per quanto fatto nella nostra città che abbiamo toccato con mano soprattutto nel periodo del covid». 

Ha ottenuto 23 voti favorevoli (e 2 astenuti) la delibera -emendata- presentata dall’assessore alle Nuove Opere e al Patrimonio Riccardo Pozzi per la “Regolarizzazione della situazione stradale esistente – Declassificazione e cessazione all’uso pubblico di un tratto della strada vicinale denominata catastalmente ‘strada vicinale del Coppo’, in toponomastica ‘strada Ronchi’ a Siligata. Pozzi ha detto: «Il tratto interessato di 360 metri lineari è inserito in una arteria di circa 1620ml che ha la SS16 (lato Est) e la strada comunale del Boncio (lato Ovest) agli estremi ed è stato inglobato all’interno di un’area di proprietà privata. Motivo per il quale non svolge da tempo, come appurato, la sua funzione al servizio del transito pubblico. La delibera chiede di declassificare il tratto e dare atto della cessazione all’uso pubblico della parte della strada vicinale denominato strada del Coppo». L’assessore ha aggiunto: «Ho letto l’emendamento con cui si va non direttamente a modificare il documento della delibera, ma indirettamente su un ragionamento più ampio rispetto alla viabilità. Credo possa essere accolto favorevolmente per la riflessione più ampia che pone agli uffici». 

Dopo le domande, è stato presentato l’emendamento (approvato con 27 sì) alla delibera (firmatari i consiglieri FdI Redaelli, Canciani, Boresta, Malandrino e Corsini).  

Redaelli: «È una zona che, con un solo accesso che presenta fragilità, è molto popolosa. La delibera declassificare l’utilizzo pubblico di quello che era rimasto l’unico collegamento alternativo per l’area che, senza quel ponte, rischia di rimanere isolata come successo a novembre 2024». L’emendamento «aggiunge due aspetti alla delibera, senza modificarla» e chiede «all’Amministrazione di considerare l’ipotesi, per quanto impegnativa, di collegare strada Ronchi non più con la strada del Boncio ma con strada del Picchio, verso sud. Chiediamo di prendere un impegno in questa direzione per garantire più accessibilità». 

Montesi: «Questa delibera è passata in Commissione, abbiamo affrontato i vari aspetti che una strada vicinale presenta. Sappiamo benissimo che le competenze sono co-partecipate, essendo le strade in questione di proprietà privata, in riferimento a questo tratto collinare e periferico posso solo che esprimere parere favorevole per questi primi interventi di regolarizzazione che rientrano nelle proprietà private, chiuse da oltre 30 anni, e che presentano, ad oggi, alberature notevoli con impossibili abbattimenti. Mi fa piacere che prima di prendere eventuali decisioni il Quartiere 6 – San Bartolo e la Smart city sono stati contattati e hanno espresso il loro parere». 

Marinucci: «C’è un discorso di buon senso da fare». E, «È da capire se il Comune è favorevole ad asfaltare le strade vicinali affinché i frontisti paghino. Non ci devono essere figli e figliastri». 

Mariani: «La delibera dà uno spunto di riflessione per i territori decentrati della città per i quali le strade vicinali rivestono un’importanza decisiva. Oggi, per quanto riguarda alcune strade, occorre pensare di recuperarle senza grandi investimenti. Questo con l’obiettivo di poterle gestire affinché siano percorribili e per conservare, di conseguenza, il territorio». Su strada Ronchi, «Si è persa un’occasione solo per fare politica. Lì serviva una rotatoria all’ingresso della concessionaria d’auto che avrebbe messo in sicurezza per le vite umane la SS16». 

MOZIONI E ORDINI DEL GIORNO 

Il consiglio ha poi discusso la mozione di indirizzo (che ha ottenuto il voto di 20 favorevoli, 1 contrari) presentata dai consiglieri Fabbri, Perugini, Bernardi, Tommasoli, Vastante, Mariani, Lugli, Anniballi, Rocchi, Cioppi, Dominici, Salvatori, Gambini, Manenti e Pagnoni Di Dario sulla “Commemorazione delle vittime di persecuzione, deportazione e discriminazione delle persone della comunità Lgbtq+ durante il regime nazi-fascista e memoria dei partigiani e delle partigiane omosessuali”. A presentarne il carattere d’urgenza (approvato con 17 voti favorevoli, 8 contrari) è stata la consigliera Fabbri che ha detto: «L’urgenza è data dall’avvicinarsi del Marche Pride del 21 giugno a Pesaro. Discutere la mozione oggi serve a garantire e celebrare l’evento nella memoria più esclusiva e totalitaria possibile e sensibilizzare i cittadini cercando di creare un clima di rispetto e appoggio per chi ogni giorno lotta per vivere serenamente». 

Marinucci si è detto «Contrario all’urgenza. Si parla delle vittime del regime nazista ma la guerra è finita da ottant’anni. Ne volete parlare solo per mettere la bandierina sul tema». 

La consigliera Fabbri ha poi proseguito presentando la mozione:«Grazie a tutte le associazioni che lottano per i diritti civili che hanno condiviso questo lavoro. È una mozione della società civile associativa pesarese che chiede alla politica di dare voce e visibilità a fatti storici, gravi, accaduti durante la Seconda guerra mondiale contro la comunità Lgbtqia+. Una storia mai emersa, che viene nascosta e taciuta. La verità è che le persone omosessuali sono state trucidate e private della loro dignità. Alcune hanno combattuto per la nostra libertà e la Repubblica italiana che non può dimenticare i figli e le figli del passato». La delibera chiede, «di innalzare quanto prima un monumento per ricordare. lo dobbiamo a noi stessi e a tutti i pesaresi». 

Berardi: «È una mozione che va oltre le appartenenze politiche e che riguarda la giustizia storica e la dignità umana». E ancora, «Riconoscere le vittime Lgbtqia+ è un atto dovuto tanto simbolico quanto concreto per rendere omaggio a chi ha sofferto, nell’ombra, le ingiustizie della storia. Nel regime nazi-fascista i triangoli rosa e neri, cuciti sulle divise nei campi di concentramento, erano simboli di discriminazione sistemica brutale e spietata, e di dolore nel ricordo di tutti noi. Riconoscere queste vittime non significa riscrivere la storia ma completarla. Significa dire che la memoria è davvero collettiva solo quando include tutti e non lascia indietro nessuno». Ci ritroviamo anche oggi di fronte a segnali preoccupanti. Il consigliere ha poi segnalato «un episodio gravissimo. Una consigliera ha formalmente segnalato la collega Fabbri che indossava una t-shirt con i colori del Pride. Non con una mozione d’ordine ma con una segnalazione diretta forse perché si temeva di dire ad alta voce i propri pensieri discriminatori e omofobi. È un atteggiamento omofobo quanto le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale Aguzzi che offendono la dignità di intere comunità e della cittadinanza tutta. Sono dichiarazioni e pensieri omofobi e atteggiamenti discriminatori –lo si vede dalla volontà di nascondersi- e perché a fianco al logo del Pride c’è quello del Comune e la nostra volontà del Comune di sostenere le battaglie per i diritti Lgbtqia+ come sempre fatto. Indossare una maglia con colori, loghi del Pride e che rivanga la nostra battaglia quotidiana è una testimonianza di libertà». 

Lugli: «Una questione che non riguarda solo il passato, ma incide profondamente su presente e futuro della nostra comunità. Mira a restituire dignità alle vite delle persone Lgbtqia++ perseguitate, deportate e sterminate durante i regimi nazi-fascisti e ricorda il sacrificio dei partigiani e delle partigiane omosessuali che hanno combattuto per la libertà, nascondendo la propria identità. Per decenni questa memoria è stata sistematicamente azzerata, il regime nazista marchiò gli uomini e le donne omosessuali con il la forma di un triangolo rosa, imprigionandoli e sterminandoli, senza riconoscere a loro la dignità umana. Il fascismo ridusse le persone Lgbtqia+ a dei devianti, internandoli in manicomi o spedendoli al confine, dove la loro esistenza fu cancellata. Questa mozione chiede di riconoscere quelli che sono dei diritti naturali e universali, ma anche di restituire ciò che è stata strappato con violenza: la memoria, la verità, la possibilità di raccontare chi sono stati quegli uomini e quelle donne e quanto hanno dato alla causa della libertà». 

Andreolli: «Ritengo che questa mozione, già dalla premessa, venga strumentalizzata con il nome dell’onorevole Matteo Ricci, con cui non ho nulla a che spartire, visto che non ha avuto nemmeno rispetto di questo Consiglio. Né i firmatari di questa mozione, né l’associazione, ha voluto coinvolgerci o cercare una condivisione che, invece, è sempre auspicabile». Poi il consigliere entra nel merito: «Ogni tipo di persecuzione è una ferita alla dignità dell’uomo, così come ogni tipo di discriminazione religiosa, politica, razziale o legata all’orientamento sessuale è un’ingiustizia che va prima condannata, compresa e, infine, contrastata. Nessuno oggi vuole mettere in dubbio le sofferenze che le persone omossessuali hanno subito durante i regimi totalitari, ma questi hanno perseguitato intere categorie: ebrei, rom, dissidenti politici, sacerdoti, disabili e oppositori di ogni tipo. Separare le vittime in gruppi identitari rischia di trasformare quella che è la memoria collettiva in una somma di memorie che portano a un rischio di una sovrapposizione o, addirittura, di contrapposizione tra le stesse. È giusto studiare le singole storie, ed erigere monumenti ma non in modo separato che, al contrario, rischiano di generare gerarchie nella memoria. Ricordare non è mai sbagliato, dividere la memoria è più un rischio che un vantaggio». 

Salvatori: «Mozione che ha avuto anche un tentativo di allargare alla minoranza l’elaborazione del documento anche se comprendo le perplessità delle realtà associative che si sono trovate in difficoltà a chiedere la collaborazione di chi ha degli esponenti politici che hanno fanno considerazioni “bizzarre” (fuori da questa sede)». E ancora, «Credo sia giunto il momento di commemorare in modo concreto, permanente e dignitoso, le vittime di persecuzione, deportazione e discriminazione della comunità Lgbtqia+ durante il regime nazi-fascista in Italia ed Europa. La memoria di queste vittime è stata a lungo rimossa da più parti ed è stato oscurato il loro martirio; così si è cancellata due volte la loro esistenza. Eppure, tra chi ha lottato per la libertà ci sono state persone omosessuali a cui dobbiamo rendere giustizia». 

Marinucci: «Onestamente ho sempre rispettato le persone che appartengono a questa sigla che non riesco neanche a pronunciare. Al mio fianco ho il segretario e collega Antonio Bartolomei che oggi, se è segretario, lui lo sa, lo deve in buona parte alla mia battaglia. In lui non ho visto “un diverso”, ma una persona con le sue qualità. Lungi da me fare qualsiasi pensiero omofobo, però questa mozione divide. Si ricorda, con pieno merito, solo una determinata categoria di persone ma il nazismo, con le tante tragedie che ha fatto, non guardava gli omosessuali rispetto agli zingari o ai sinti. Perché loro sì e gli altri no? Per via del “Gay Pride” si strizza l’occhio a una categoria per un discorso puramente politico». 

Boresta: «Mi ha colto una grande amarezza e senso di ingiustizia. Questa mozione trova le sue radici della discriminazione: contempla morti di serie A e di serie B. Le stesse persone che hanno negato qualsivoglia memoria a migliaia di vittime del comunismo titino chiedono di commemorare le vittime omosessuali del furore nazi-fascista. Non è accettabile, soprattutto se la discriminazione sono su tragedie storiche e su matrici politiche». Poi, «Le vittime dell’olocausto non furono solo omosessuali, allora perché non dovremmo commemorare e offrire memoria a tutte? Forse i dolori delle “altre” (persone con disabilità, testimoni di Geova, ebrei, rom…) hanno un valore differente? Credo di no, e la mia prospettiva ritengo sia giusta perché riconosciuta dal nostro impianto Costituzionale che non fa distinzione sulle vittime». 

Malandrino: «Ho letto con attenzione questa mozione, a mio avviso essa stride con l’insegnamento di chi, come Robert Badinter, dedicò la sua intera vita per i diritti dell’uomo. Per lui i diritti erano sacrosanti, difenderli è una causa giusta ed è per questo motivo che vi invito a tenere alta la guardia su quello che accade nel mondo. Mi pare che presentando questa mozione non consideriate la terribile repressione dell’omosessualità in diversi paesi: in 7 è prevista la pena di morte e in altri 23, prevalentemente di religione islamica, ci sono pene molto severe. A noi, le lotte contro le discriminazioni stanno talmente a cuore che non esitiamo a condannare la diffusione del proselitismo di organizzazioni come “I fratelli mussulmani” che attraverso i loro appoggi nelle istituzioni europee e grazie ad un ente sospetto come la Rete europee contro il Razzismo, promuovono battaglie di retroguardia, come quella contro il divieto di indossare il velo integrale, e tendono ad impedire la coesistenza del dialogo. Combattono la laicità, diffondono valori che rafforzano l’antisemitismo, la misoginia, la criminalizzazione dell’omosessualità. Voi ricordate nella vostra mozione l’assalto ad una sede della Cgil che fu condannato da ogni forza politica, anche nella scorsa legislatura, ma non spendete una parola di fronte alle minacce islamiche di Yusuf al-Qaradawi, uno dei leader dei “fratelli mussulmani” in Europa. Voi volete ricordare le vittime omosessuali delle persecuzioni naziste ma ignorate, forse di proposito, che nello stesso periodo, nei paesi del comunismo, i gay venivano deportati nei gulag. Voi citate la rete R.eady, noi pensiamo che le discriminazioni vadano combattute nell’interezza della persona. Non vogliamo inquinamenti ideologici nelle scuole che sono luoghi di formazione repubblicana e non luoghi di indottrinamento. Noi vogliamo l’ideologia gender fuori dalle scuole. Siamo contro le teorie del genere che segnano una rottura con la realtà per entrare in un mondo immaginario dove il genere rimpiazza il sesso e dove i corpi non contano più. Con la teoria del genere si rifiuta la scienza biologica e si professa un idealismo radicale, affermando che esista solo la coscienza libera di scegliere questo o quel sesso; questo o quel corpo. Condividiamo le preoccupazioni di una femminista storica come Camille Paglia che ritiene che anche quanto detto oggi possa destabilizzare l’l’occidente a vantaggio di culture totalitarie come l’islamismo. La sinistra sta sempre dalla parte sbagliata della storia: ieri stava Khomeini, oggi con l’ideologia Woke. La lotta per il rispetto e per la dignità dell’uomo contro ogni forma di discriminazione è una cosa troppo seria per essere affidata a chi pensa di avere il monopolio». Il consigliere Malandrino conclude con la dichiarazione di voto: «Fratelli d’Italia non voterà la mozione, usciremo dall’aula perché la riteniamo una mozione pretestuosa e non tiene conto di tutte le discriminazioni». 

Drago: «Trovo ci sia una differenza da evidenziare: un sacerdote oggi può girare per strada dimostrando la sua identità, così come i testimoni di Geova, che non sono stati fatti vittima di particolari discriminazioni. Per quanto riguarda gli omosessuali, nonostante esista la giurisprudenza, c’è ancora una forte resistenza culturale nella loro inclusione. L’abbiamo visto tutti col recente caso del ragazzo picchiato per le sue unghie con lo smalto a Fano. La cultura è lenta nei cambiamenti e per questo vanno fatte continue sottolineature». 

Così l’assessora Camilla Murgia: «Quando si parla di discriminazioni e su quanto fatto dal Comune per la lotta all’odio e per la costruzione di una società più ampia possibile, non posso che intervenire per dire che l’Amministrazione di Pesaro è stata sempre in prima linea per i diritti civili senza mai discriminare nessuno». E ai consiglieri d’opposizione «che parlano di cultura Woke, usando questa terminologia per criticare e denigrare l’operato di una certa politica», l’assessora ricorda che «il termine deriva dalla cultura afro-americana e indica chi ha a cuore i diritti civili, chi ha a cuore i temi di convivenza e difesa della libertà personale propria e della collettività. Usarlo come termine dispregiativo non è coerente al vero significato». Ha aggiunto: «Pensare a un monumento e a un momento per ricordare le discriminazioni omolesbobitransfobiche è doveroso, non solo perché in Europa e nel mondo, garantire le libertà personali è molto complicato ma perché, come riportano gli ultimi sondaggi fatti da diversi organi di indagine, i dati pongono l’Italia al 35° posto sui 39 paesi indagati. Il barometro di odio di Amnesty, il 18% della comunità Lgbtqia+ viene sottoposto a una conversione forzata per cambiare l’identità di genere, un abominio che nella nostra Repubblica non possiamo accettare. Parlare della comunità Lgbtqia+ significa riportare alla luce una serie di discriminazioni che partono da ben prima del ventennio fascista. Discriminazioni che però non si sono risolte ma che, anzi, si sono acuite negli ultimi anni. Anche perché quando si parla di diritti che la comunità dovrebbe avere non ci sono, ad esempio quello del matrimonio ugualitario, mentre ci sono ancora complicazioni per il riconoscimento delle coppie omogenitoriali. Parlare di diritti non significa sottrarne a qualche altra comunità ma ampliare il senso e la cultura della legalità, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione, della libertà di ognuna e ognuno di noi. Pensare a un luogo per la comunità Lgbtqia+ significa dare luce e voce a chi non ha la forza di entrare nelle aule dei consigli comunali. Siamo orgogliosi di aver presentato oggi il Marche Pride del 21 giugno a Pesaro perché è una manifestazione necessaria per riportare il diritto nella bocca di tutti e tutte e nella cultura condivisa. Perché è vero che per una ragazza o per un ragazzo omosessuale, lesbica, queer, oggi è complicato –a volte impossibile- uscire di casa tranquillamente in alcuni contesti. Apprezzo la discussione dell’aula su temi che rivendicano l’apertura e la sensibilità che la nostra Amministrazione ha e che rivendicheremo e difenderemo sempre per le nuove generazioni: devono sapere che c’è la possibilità di vivere e di autodeterminarsi come ognuna e ognuno preferisce». 

Anniballi: «Questa mozione nasce dalla volontà di dare un segno concreto e visibile della nostra ferma opposizione ad ogni forma di discriminazione, per compiere un gesto di giustizia contro le persecuzioni alla comunità Lgbtqia+. Sappiamo bene che i singoli contano: un monumento, una targa, delle pietre della memoria non sono solo dei gesti commemorativi, ma degli atti politici che parlano alla coscienza collettiva, che educano e pongono domande. Non a caso abbiamo un monumento per tutte le vittime delle persecuzioni e per gli esuli giuliano-dalmati. Sono uno strumento per rendere giustizia a chi è stato cancellato dalla storia e, allo stesso tempo, una dichiarazione di intenti: nella nostra città non c’è spazio per odio, pregiudizio, rimozione». 
 
Dichiarazioni di voto:  

Fabbri: «Ovviamente il mio partito è favorevole, per noi la libertà vale per chiunque». 

Marchionni: «Come gruppo “Pesaro Svolta” non parteciperemo al voto ed è proprio evidente come nella discussione si sia voluta parcellizzare la memoria. Sembra esserci il desiderio di fare una memoria di parte, a settori, a strati. È tutto molto superficiale». 

Lugli: «Il Movimento 5 Stelle vota a favore perché riteniamo che con questa mozione abbiamo la possibilità di riparare qualche torto». 

Bartolomei: «Il mio voto sarà favorevole perché spero che, nonostante i dubbi, quella bandiera e quel monumento possano diventare un simbolo per superare queste discriminazioni e ricordare il passato, affinché i diritti conquistati non vadano mai persi».

Comune di Pesaro 

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