1. Incipit – Il giorno in cui il mondo si è fermato
Il 2025 sarà ricordato anche per questo: la morte di Papa Francesco. Il mondo intero si è fermato in un silenzio rispettoso, interrotto solo dal suono delle campane e dalle lacrime dei fedeli. Da Buenos Aires a Roma, da Manila a Kinshasa, ogni angolo della terra ha tributato l’ultimo saluto al Pontefice che più di ogni altro aveva saputo farsi “servo” prima che guida.
Francesco se n’è andato a 88 anni, dopo mesi di fragilità fisica affrontati con la consueta dolcezza. Il suo volto stanco, il bastone a sostenerlo nei passi sempre più lenti, eppure mai un lamento. “Io vado avanti, finché Dio vuole”, aveva detto pochi mesi fa in uno dei suoi ultimi Angelus. E così ha fatto, fino all’ultimo respiro, lasciando in eredità un pontificato tra i più rivoluzionari e umani della storia moderna della Chiesa.
2. Dall’Argentina al soglio di Pietro
Jorge Mario Bergoglio nasce il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, figlio di emigrati piemontesi. Cresce in un quartiere popolare, frequenta le scuole tecniche, ama il tango e la letteratura. La vocazione religiosa arriva come un sussurro durante una confessione, a soli 21 anni. Entra nella Compagnia di Gesù, dove si forma secondo la rigida ma affascinante spiritualità ignaziana.
Professore di letteratura, superiore provinciale dei gesuiti, poi vescovo, arcivescovo e infine cardinale: il suo cammino nella Chiesa è tanto rapido quanto coerente. Uomo di grande austerità, rifiuta la limousine cardinalizia per girare in metro e visitare le periferie della sua città. Celebra messe nei barrios e tra gli ultimi, guadagnandosi il rispetto anche dei non credenti.
Il 13 marzo 2013 viene eletto Papa, il primo gesuita, il primo sudamericano, il primo a scegliere il nome di Francesco, “come il poverello d’Assisi”.
3. Il Papa venuto “dalla fine del mondo”
Quando si affacciò dalla loggia di San Pietro, la sera del 13 marzo 2013, e disse con semplicità “i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”, il mondo capì subito che qualcosa era cambiato. La figura di Papa Francesco appariva diversa da quella dei predecessori: meno solenne, più paterna, quasi familiare.
Non indossava la mozzetta rossa, non usava parole altisonanti, e prima di benedire la folla chiese, con un gesto rivoluzionario, che fosse il popolo a benedire lui. Fu il primo segno di una trasformazione profonda: una Chiesa non più autoreferenziale, ma umile, in ascolto, capace di mettersi al passo con le ferite del mondo.
Quel Papa “venuto dalla fine del mondo” portava con sé l’esperienza delle periferie, la teologia della realtà vissuta, la forza di una fede incarnata tra poveri, migranti, carcerati. E da subito lo mise in pratica: visitando Lampedusa per denunciare la tragedia dei naufragi nel Mediterraneo, aprendo le porte di Santa Marta ai senzatetto, lavando i piedi ai detenuti durante il Giovedì Santo.
4. Un pontificato di svolta: tra misericordia, ambiente e povertà
Il suo pontificato sarà ricordato come uno dei più innovativi e coraggiosi. Tre furono le sue grandi battaglie: la misericordia, l’ecologia integrale, la giustizia sociale.
Nel 2015 pubblicò l’enciclica Laudato si’, un manifesto ecologico e spirituale che superava i confini della fede cattolica per abbracciare un grido globale: “La terra, nostra casa comune, geme per il male che le stiamo facendo”. Papa Francesco parlava all’umanità intera, indicando la cura del creato come dovere morale e politico.
Ma fu anche il Papa della misericordia: lo dimostrò con il Giubileo Straordinario del 2016 e con gesti concreti, come l’apertura alle famiglie ferite, il dialogo con divorziati risposati, la richiesta di accoglienza per i migranti. Disse: “Chi sono io per giudicare?” parlando degli omosessuali, frase che fece il giro del mondo e aprì un dibattito mai visto nella Chiesa moderna.
Scomodo per i potenti, vicino agli ultimi, fu più volte criticato da ambienti conservatori. Ma lui non arretrò mai: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità”.
5. Le frasi che hanno fatto la storia
Il suo linguaggio diretto, empatico, spesso spiazzante, ha segnato un’epoca. Ecco alcune delle sue citazioni più famose:
- “La realtà è superiore all’idea.”
– Un richiamo costante al primato della vita concreta sull’astrazione dottrinale. - “Dio non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono.”
– Una sintesi perfetta della sua teologia della misericordia. - “Ogni volta che lo facciamo con uno dei più piccoli, lo facciamo con Lui.”
– Un invito continuo a riconoscere Cristo nei poveri e negli esclusi. - “Il tempo è superiore allo spazio.”
– Una delle sue espressioni più profonde, che invita a costruire processi invece che occupare potere.
6. Gli anni della malattia e l’addio
Negli ultimi anni della sua vita, Papa Francesco ha affrontato con dignità crescente fragilità fisiche e acciacchi legati all’età. Problemi al ginocchio, interventi chirurgici, stanchezza progressiva: eppure non ha mai interrotto del tutto la sua missione.
Fino alla fine ha continuato a ricevere delegazioni, a celebrare Messe, a rilasciare interviste. In un Angelus del 2024, con voce flebile ma lucida, disse: “La vita è un dono, anche quando si accorcia. Finché respiro, parlo di speranza.” Era la sua forza più grande: parlare di speranza, sempre.
La sua morte è avvenuta in Vaticano, nella residenza di Casa Santa Marta, dove aveva scelto di vivere rifiutando gli appartamenti pontifici. Al suo capezzale, i medici, pochi collaboratori, alcuni confratelli gesuiti. Secondo le testimonianze, le sue ultime parole sarebbero state: “Affido tutto al Signore. Pregate per me.”
7. L’eredità spirituale e politica di Francesco
Papa Francesco ha lasciato un’impronta profonda nella storia del cattolicesimo. Ha rilanciato una Chiesa in uscita, meno giudicante e più accogliente. Ha spinto sul dialogo interreligioso, aprendo canali con l’Islam, il mondo ebraico, le culture orientali. Storica la sua visita in Iraq e l’incontro con il grande ayatollah Al-Sistani.
Politicamente, ha rappresentato un punto di riferimento per chi cercava giustizia sociale, pace, ecologia, diritti umani. Spesso criticato da governi autoritari e ambienti conservatori, non ha mai avuto paura di dire parole scomode. “La politica è una delle forme più alte di carità,” ripeteva, chiamando i cristiani a impegnarsi nel mondo.
Dal punto di vista teologico, ha avviato un processo di riforma che potrebbe durare decenni. Non ha stravolto dogmi, ma ha aperto spazi di riflessione e cambiamento: sinodalità, ruolo delle donne, rapporto con le coppie omosessuali, riforma della Curia. Non tutti questi processi si sono conclusi, ma il seme è stato piantato.
8. Un Papa tra la gente – Le testimonianze
Chi ha incontrato Papa Francesco ne racconta un tratto comune: la tenerezza. Uomini e donne di ogni età e religione ricordano i suoi abbracci, le telefonate inaspettate, le carezze agli ammalati, i sorrisi ai bambini. Era il Papa che non temeva di farsi toccare, che si fermava a lungo a parlare con chiunque.
Emblematiche le parole di un migrante eritreo incontrato a Roma:
“Non so cosa dicesse, non capivo l’italiano. Ma ho sentito che mi voleva bene.”
Oppure quelle di una giovane transessuale argentina, che raccontò di aver ricevuto una lettera autografa del Papa dopo una conversione spirituale. “Mi ha detto che Dio non si vergogna mai dei suoi figli.”
Papa Francesco è stato anche il Papa delle piccole cose: una pizza condivisa con i senzatetto a Pasqua, una risata con i ragazzi disabili, un gesto semplice ma carico di significato.
9. Conclusione – L’uomo che ha cambiato la Chiesa
Jorge Mario Bergoglio non era un uomo perfetto. Era umano. Ed è proprio in questa umanità che ha saputo incarnare il volto più autentico del Vangelo. Non ha cercato il consenso, ma il senso. Non ha voluto piacere a tutti, ma restare fedele a ciò che credeva giusto.
La sua morte segna la fine di un’epoca, ma anche l’inizio di una sfida: continuare a costruire una Chiesa che cammina con l’umanità, non sopra di essa.
Papa Francesco è stato, prima di tutto, un pastore. E come tale verrà ricordato. Con i sandali impolverati e il cuore grande, sempre in cammino.
Rosalba Angiuli

