Sala Rossa gremita giovedì 28 per sostenere la richiesta di cessate il fuoco

Sala Rossa del Comune di Pesaro gremita giovedì 28 per sostenere la richiesta di cessate il fuoco, il rispetto del diritto internazionale, la fine dei bombardamenti e la protezione di tutti i civili a partire dalle bambine e dai bambini.

Ne abbiamo parlato con Meri Calvelli, Marianna Bianchetti e Mays, in collegamento dalla Cisgiordania.

Amnesty Pesaro, Anpi Pesaro Urbino, Arci Pesaro Urbino, Children First, Mediterranea Saving Humans EdT Pesaro, Refugees Welcome Pesaro, SPI-Cgil Pesaro Urbino, Rete per la Palestina Pesaro Urbino, Stop Border Violence hanno organizzato questa iniziativa “perché di fronte all’enormità e la gravità di ciò che sta accadendo a Gaza, crediamo che ognuno di noi debba assumersi la propria responsabilità, anche come semplici cittadini e cittadine, perché anche rimanere in silenzio e non fare nulla è una scelta.”

Anche se non basta, è importante continuare a scendere in piazza, come abbiamo fatto più volte a Pesaro, a Fano a Urbino per chiedere il cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale e organizzare iniziative come queste per tenere alta l’attenzione su quanto succede.

Chiedere alle istituzioni, a partire dal Comune di Pesaro, che ha ospitato l’iniziativa, di prendere una posizione, anche tramite l’approvazione di un Ordine del Giorno per il cessate il fuoco e per la fine dei bombardamenti come fatto già all’unanimità dai consigli comunali di Sassocorvaro e Lunano.

Tanto più in virtù del gemellaggio della Città di Pesaro con Rafah, città della Striscia di Gaza al confine sud con l’Egitto, divenuta simbolo, della più grande prigione a cielo aperto del mondo e dell’accesso negato ai convogli umanitari.

Infine ricordare che oltre i numeri enormi e aggiaccianti di morti, feriti e sfollati ci sono delle persone, con delle storie.

Storie come quella di Lubna Alyaan che a meno di venti anni studiava violino al Conservatorio Edward Said di Gaza e che rifugiatasi a casa di sua zia a sud di Gaza City, in un quartiere dichiarato “safe zone” dall’esercito israeliano, la mattina del 21 novembre è stata uccisa dalle bombe israeliane.

Come quella di Mansour, medico specializzatosi in ortopedia ad Ancona e ucciso a Gaza nei giorni scorsi.

O quella di Mohammad AbuSenjer, giovane musicista di Gaza, beneficiario di un Progetto Erasmus che avrebbe dovuto venire a Pesaro a fine ottobre e che invece si trova tuttora bloccato proprio a Rafah.

Per Pesaro, Città gemellata con Rafah, Città della Musica e Capitale dell Cultura 2024 potrebbe essere un’azione altamente simbolica quella di invitare e attivare tutti i canali diplomatici per consentire l’arrivo di questo studente a Pesaro.

Rete Palestina Pesaro Urbino

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