PESARO – I fondi del PINQuA (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) e del Pnnr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), a Pesaro, sono stati spostati in alcuni casi nell’ambito del recupero di beni culturali di notevole valore storico-architettonico per la città. Comune, Ast e Regione provvederanno a restaurare le diverse porzioni che fanno parte del “San Benedetto”, dove presto presto vedremo in attività cantieri per nuova edilizia popolare, uffici di enti pubblici, sedi legate all’istruzione, posti auto, spazi sociali e servizi. Come avverrà anche presso altre architetture monumentali, fra cui il San Domenico, Palazzo Almerici e il Complesso della Misericordia. Una scelta che non convince la società civile e che condurrà a una spesa considerevole per ciascun appartamento in edilizia popolare, come attesta il progetto dei micro appartamenti del Complesso della Misericordia. È comprensibile che si sia deciso di impiegare per un’emergenza cittadina i fondi pubblici accessibili e tuttavia l’insieme degli appartamenti che saranno realizzati in questa tornata, che avviene in occasione dell’incoronazione di Pesaro capitale della cultura, costeranno decisamente troppo ed è un peccato per le famiglie che aspettano un alloggio. I consistenti fondi avrebbero potuto essere impiegati con più efficienza. Si deve anche sottolineare che il San Benedetto è un complesso di grandissime dimensioni, che richiede un restauro architettonico di alto livello. La società civile, a partire dal Comitato “Pesaro città d’arte e cultura” e da EveryOne Group, è sensibilmente preoccupata sia per la mancanza di unicità negli interventi, sia perché finora si sono lette e udite poche dichiarazioni che rassicurino sulla qualità dei restauri, sulla tipologia di imprese che se ne occuperanno. Sarà una gara d’appalto basata sulla qualità dei lavori o solo sull’offerta economicamente più vantaggiosa? A volte si dimentica che il San Benedetto non è solo un ex ospedale psichiatrico, ma anche un edificio neoclassico costruito su un complesso dei secoli XVI e XVII, di cui restano ancora parti importanti. La facciata che vediamo oggi da corso 11 settembre e l’assetto del complesso monumentale sono opera del celebre architetto livornese Giuseppe Cappellini (Livorno, 1812 – Firenze, 1876), un maestro del Neoclassicismo. È fondamentale che il progetto di restauro architettonico della facciata e degli interni sia affidato a una o più imprese ad alta specializzazione, affinché non si perdano la preziosa monumentalità e i dettagli storico-artistici dell’architettura. La Soprintendenza è chiamata a vigilare attentamente su questi aspetti.
Roberto Malini
EveryOne Group Comitato
“Pesaro città d’arte e cultura”

