Salviamo il Complesso delle Zoccolette di Giannandra Lazzarini firmando la petizione e divulgando la notizia ai propri contatti

Non dimentichiamo di firmare la petizione per salvare il Complesso della Misericordia e la chiesa delle Zoccolette di Pesaro!!!

La spiritualità dell’Oratorio delle Zoccolette e l’austerità del Conservatorio del Complesso della Misericordia di Pesaro, in via della Vetreria/via della Battaglia, è il più alto esempio del classicismo palladiano di Giannandrea Lazzarini e Tommaso Bicciaglia del ‘700. Dell’architettura monumentale, i due architetti erano immensamente orgogliosi. Ne erano orgogliosi a tal punto che l’avevano creata secondo un nuovo concetto di architettura pubblica e sacra, volta a sintetizzare e a rendere spirituali le linee del classicismo. E l’avevano creata per dare accoglienza alle giovani donne più vulnerabili della città, le orfane definite “pericolanti”, che indossavano degli zoccoli ai piedi: le calzature riservate alle persone che non possedevano nulla e il cui futuro era incerto. Le “Zoccolete” di Pesaro mutuano il loro nome popolare proprio dal Conservatorio delle Zoccolette di Roma, istituito nel 1715 con le stesse finalità sociali del complesso monumentale pesarese. Quando passiamo davanti alla chiesa e all’ex orfanotrofio (il “Conservatorio della Misericordia”) ci assale un acuto malessere nel pensare che anche questi gioielli rischino di essere condannati ad una trasformazione di “edilizia agevolata”, di basso pregio (14 microappartamenti per una metratura di 38/45 mq ognuno), e in un piccolo centro sociale che vorrebbero realizzare proprio all’interno della delicata chiesa delle Zoccolette, curati da un’impresa inadeguata. Se questo avvenisse davvero e la Soprintendenza non decidesse ed intervenisse, anche se in ritardo, di bloccare il progetto, perderemo, a causa della nostra incapacità di impegnarci a difesa della bellezza, il dono e l’eredità che ci hanno tramandato Giannandrea Lazzarini e Tommaso Bicciaglia, come vero monumento alla donna, alle sue immani sofferenze e al suo coraggio. Il Cardinal Ravasi, Presidente del Pontificium Consilium de Cultura, ci ha scritto: “Auspico che detto Complessso della Misericordia di Pesaro, con l’annesso Oratorio, realizzato nel XVIII secolo dall’architetto e abate Giannandrea Lazzarini (Pesaro 1710-1801) e dal suo allievo Tommaso Bicciaglia (1744-1808) come conservatorio per le ragazze pericolanti, sia oggetto di un adeguato restauro e di una degna valorizzazione a vantaggio della cittadinanza”. Da parte nostra, abbiamo inoltre proposto e donato alle istituzioni il progetto (per ora abbozzato, ma siamo pronti a renderlo importante e professionale) di un Museo Internazionale della Donna nella struttura monumentale, con il sostegno di grandi artisti internazionali. Siamo Capitale della Cultura: non lo sono solo i politici, ma lo siamo tutti noi come cittadinanza. Non dobbiamo porre limiti alla nostra volontà di dare valore alla storia di una città così antica e significativa come la nostra, nonché alle opere monumentali superstiti dei suoi grandi artisti, del suo genio che è ben vivo ancora oggi. Inoltre, non dobbiamo sottovalutare il valore del preservare, del tramandare alle nuove generazioni in un’opposizione virtuosa nei confronti di chi cancella, annienta, sacrifica a un razionalismo che non tiene conto delle radici culturali e tradizionali di un luogo. Non abbandoniamo il Complesso della Misericordia, continuiamo a vigilare, ad appellarci alle istituzioni italiane ed europee affinché sia sottoposto ad un restauro architettonico di qualità e valorizzato, evitando lo scempio annunciato. Il Comune aveva approvato all’inizio di luglio il Piano di Recupero del Complesso della Misericordia – Documento n. 178, Deliberazione n. 164 del 04/07/2023, Classifica 6.2. Il Piano ora cancella invece una parte degli impegni che le istituzioni avevano preso in precedenza nei confronti dalla società civile, in particolare il restauro architettonico a regola d’arte della splendida chiesa settecentesca, opera di Giannandrea Lazzarini, che nelle promesse avrebbe dovuto essere adibita a sala concerti, eventi ed esposizioni. Nel corso di alcuni incontri, infatti, era stata riconosciuta l’importanza di non umiliare la piccola chiesa del Lazzarini, massima espressione del suo classicismo spirituale. Questo recupero e questa destinazione d’uso culturale avrebbe giustificato la spesa di circa 300 mila euro per ogni mini appartamento: saranno 14, per una metratura di 38/45 mq ognuno. Senza il recupero del meraviglioso tempio e il suo richiamo nei confronti del turismo culturale, che senso avrebbe spendere una simile cifra per un monolocale? Eppure è quello che sta avvenendo. Il nuovo Piano prevede che la chiesa (oratorio) sia trasformata in un centro sociale. Nessun approccio culturale, nessuna valorizzazione. I centri sociali servono, è indubbio, ma non sono “alternative” al nostro patrimonio di cultura antica. E le case popolari, o quelle realizzate in edilizia agevolata, servono, ma vanno costruite razionalizzando e ottimizzando le risorse. E neanch’esse sono alternative ai beni culturali. I fondi Pinqua e Pnrr sono denaro pubblico e non vanno considerati come manna piovuta dal cielo. Con quattro-cinque milioni di euro si sarebbe potuto risolvere concretamente parte del problema legato alla mancanza di alloggi per le fasce deboli, con case grandi riservate a famiglie in difficoltà e non costosissimi monolocali, che oltretutto richiederanno enormi spese di manutenzione architettonica. Abbiamo inviato al Sindaco e alla Giunta comunale le nostre osservazioni. In particolare chiediamo all’assessore Vimini, sempre presente in questo progetto e sempre disponibile al dialogo con la società civile, di ascoltarci ancora e di valutare questa occasione di essere vicino sia al sociale che alla cultura. Il restauro di qualità e la destinazione della chiesa, inoltre, sono parte dell’impegno assunto dalle istituzioni con la città: da parte nostra, abbiamo ancora fiducia che la parola data sia mantenuta, perché è parola d’onore, accordata nel corso di un rapporto di dialogo che era (e vuole essere ancora) basato sulla stima e fiducia reciproca. Nelle nostre osservazioni chiediamo infatti che si provveda a tornare ad un progetto che valorizzi la storia e la cultura dell’Oratorio settecentesco del Lazzarini e del coevo Conservatorio di Tommaso Bicciaglia. È un impegno che portiamo avanti da oltre tre anni, perché rappresenta un valore di civiltà e bellezza, ed era ispirata a civiltà e bellezza la stretta di mano fra noi attivisti culturali e le persone delle istituzioni che il 24 marzo 2022, nella corte del conservatorio in via della Battaglia, suggellò una promessa di attenzione alla cultura da parte delle istituzioni, per salvaguardare e valorizzare uno fra i beni culturali più importanti di Pesaro (Roberto Malini).

Se vogliamo trattare il problema della crisi abitativa legata alle coppie di giovani che sono costrette a lasciare il centro storico per il costo degli affitti tropo elevati, con il conseguente spopolamento del centro, bene, il nostro passato è già costellato di “orrori” urbani, non c’è che da scegliere. Ma la mia modesta e vana opinione rimane sempre che gli edifici storici del centro storico debbano essere conservati, tutto qua, e che gli esperimenti architettonici, leciti in sé, come Palazzo Aymonino, l’ex carcere minorile, debbano essere realizzati esclusivamente in periferia. In periferia esistono già tanti edifici da recuperare e non è quindi necessario consumare altro suolo per realizzare dei nuovi complessi residenziali.

Fino adesso, qui a Pesaro, non è mai andata così, al contrario di tante altre città della nostra penisola.

Lascia un commento