
PESARO – Senza premessa, non ce n’è bisogno. Parla il presidente del club, Lorenzo Pizza: “Il nuovo regolamento in vista della prossima stagione ormai lo conoscete tutti. Io dico la mia, a nome dell’Italservice Pesaro, a nome mio e dei nostri sponsor, dei nostri tesserati e di tutta la famiglia Italservice. Sono e siamo nettamente contrari ai contenuti, alle modalità e alle tempistica di questa che alcuni definiscono riforma, che io invece chiamo rivoluzione. Vado con ordine. Il primo: nel piano elettorale del presidente della Divisione Calcio a 5, Luca Bergamini, poco più di un anno fa non è mai stata paventata questa ipotesi, altrimenti avremmo fatto altre valutazioni in sede elettorale. E non parliamo di un dettaglio, bensì, appunto, di una rivoluzione. Come tale andava preannunciata e discussa coi club”
“Punto secondo, le modalità. Abbiamo saputo di questa ipotesi pochi giorni prima che venisse approvata e quindi applicata. Non potevamo essere avvisati qualche mese prima? O si è agito d’istinto, e non mi sembra il caso vista la portata della decisione, oppure se è stata ponderata andavano preavvisati i club, così darci modo di iniziare già ad adeguarci qualche mese prima. Penso ai rinnovi degli accordi economici coi calciatori – noi ne abbiamo 5 con non-formati già depositati per la stagione 2022-2023 -, penso alle case acquistate o in affitto, penso agli accordi pluriennali con gli sponsor, penso alle scelte sulle strutture – noi abbiamo iniziato a costruire un palasport, lo sapete, ora dovrò fermare i lavori per capire come muoverci -, penso allo staff, penso a tutto ciò che ora andrebbe rivisto da capo, perché con questa norma tutto cambia. A rimetterci, in primo luogo, sono le persone, ma anche tanti discorsi economici rilevanti”.
“Terzo punto, forse il più importante: perché far partire subito la rivoluzione, fra 130 giorni esatti? Certe modifiche così ampie alle normative, seppur non concordate e condivise, vanno lanciate almeno un anno e qualche mese prima e poi vanno attuate per gradi. In modo che nel giro di qualche anno diventino realtà. Così il Calcio a 5 rischia di collassare su stesso per mancanza di capacità di reagire e adattarsi alla rivoluzione. Non solo e non tanto perché le società, compresa la nostra, potrebbero decidere di dire basta – mi auguro per la Divisione che ne abbia tenuto conto di questa ipotesi – ma anche per mancanza di “risorse umane”, ovvero calciatori non-formati pronti a giocare in Serie A. Non ne sono convinto, perché giocare in Serie A vuol dire farne un lavoro a tempo pieno. E per farlo, bisogna che i calciatori ricavino a sufficienza per mantenere se stessi e le proprie famiglie”.
“Potrei e dovrei aggiungere che così lo spettacolo calerà drasticamente, che quindi sponsor, pubblico e interesse mediatico scapperanno, che se gli italiani saliranno di categoria, rimarranno scoperte le categorie inferiori, comprese quelle regionali. Che prima bisognava incentivare economicamente vivai, strutture e formazione degli allenatori e dei dirigenti del futsal italiano. Che prima di fare una cosa del genere così repentina andava garantita una porta sul futuro per i non-formati che ora invece in pochi mesi dovranno trovare qualcosa per vivere, loro e le rispettive famiglie. Quegli stessi non-formati che fino ad oggi, per decenni, hanno fatto crescere il sistema futsal. E che domani, non sanno che futuro li attende. Davvero non capisco. O ci nascondono qualcosa di rivoluzionario anche a livello economico – e per certi versi me lo auguro, ma devono dirlo subito, perché è già tardi – oppure davvero la scelta, il modo e i tempi di questa rivoluzione sono una follia. Per il bene del Calcio a 5, che amo e che tutti amiamo, mi auguro di sbagliarmi”.
Italservice Pesaro
