Giusto la fine del mondo

Dopo essere stato lontano da casa per dodici lunghi anni, Louis – uno scrittore malato di Aids e prossimo alla morte – torna nel suo paese natale per rivedere i familiari e comunicare loro la notizia della sua malattia e della morte imminente. Ad aspettarlo trova la madre vedova, i due fratelli Antoine e Suzanne e la cognata Catherine. I membri della famiglia reagiscono in maniera diversa all’incontro ma ogni dialogo si riduce ad inutili tentativi di riempire il vuoto con le parole: la sorella minore Suzanne è sinceramente felice di poter riabbracciare il fratello e – anche se quasi non lo conosce- prova un forte senso di abbandono; nel fratello Antoine si riaccende la gelosia verso di lui, che era sempre al centro dell’attenzione; la cognata Catherine (donna gentile e insicura) cerca di metterlo a suo agio, stemperando gli eccessi del marito Antoine; la madre Martine, benché impreparata al ritorno del figlio, è raggiante e fiduciosa che in famiglia possa tornare il dialogo, interrotto anni prima o forse mai veramente iniziato. Louis andrà via la sera stessa, senza aver comunicato ai suoi il vero motivo della sua ‘visita’.

E’ la trama della pièce Giusto la fine del mondo, testo di Jean-Luc Lagarce nella traduzione di Franco Quadri, dal quale fu tratto il pluripremiato film del regista canadese Xavier Dolan,vincitore del Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes del 2016.

Testo poetico e lancinante, trionfo dell’incomunicabilità incastonato in una messinscena commovente e superba diretta da Francesco Frangipane, la pièce è affidata all’interpretazione di un cast straordinario guidato da Anna Bonaiuto con Alessandro Tedeschi, Barbara Ronchi, Vincenzo De Michele e Angela Curri . E’ in scena dal 15 al 20 febbraio al Teatro Sperimentale di Pesaro nell’ambito della stagione di prosa 2022 promossa da Amat-Platea delle Marche con il contributo di Regione Marche e MiC.

Le scene dello spettacolo – prodotto da Argot Produzioni e Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Pierfrancesco Pisani e AMAT – sono di Francesco Ghisu, i costumi di Cristian Spadoni, le musiche originali di Roberto Angelini e le luci di Giuseppe Filipponio.

’E’ una storia, quella di Louis, che si è drammaticamente intrecciata con la vicenda personale dell’autore, uno dei più rappresentati in Francia, morto di AIDS a 38 anni.

E’ una storia dell’incomunicabilità nella quale né il protagonista né i suoi familiari riescono ad esprimere i propri sentimenti: ogni dialogo si riduce a inutili tentativi di riempire il vuoto con le parole, senza che queste abbiano un senso.

Ogni personaggio grida la propria insoddisfazione e frustrazione: una bulimia di parole che ogni familiare vomita addosso al povero Louis impedendogli, forse inconsciamente o forse no, di dire quello per cui e’ venuto.

Tramortito e confuso, Louis è avvolto in quella ‘bolla’ che lo continua a tenere distante ma che in qualche modo lo protegge. Uscendo da questa, con estrema lucidità e razionalità si aprirà sinceramente e autenticamente al mondo’ – raccontano le preziose note di regia.

Il tutto in una domenica come tante.

Paola Cecchini

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