
Il nome può derivare o da una Ginevra appartenente alla famiglia Malatesta che abitava il palazzo sovrastante la volta o, più probabilmente da una bella donna di facili costumi abitante nei pressi. Per Nando Cecini Volta della Ginevra si chiama così dal nome della seconda moglie di Gianciotto, Ginevra Zambasi, sposata un anno dopo l’uccisione di Francesca da Rimini. Relativamente al palazzo sovrastante la volta (già Leonardi, ora Scrocco) c’è da osservare che la tradizione lo indica come dimora di Gianciotto Malatesta. Il Diplovatazio in una sua cronaca racconta che nell’anno 1296 Giovanni Sciancato, podestà e capitano di Pesaro, abbia ucciso sua moglie Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, avendola trovata in adulterio con Paolo il Bello, fratello di detto Giovanni, e ciò accadde a Pesaro in un palazzo del Comune presso Porta del Gattolo. E’ l’amore di due cognati uccisi insieme dal marito e fratello dell’offeso, un fatto clamoroso che aveva colpito il ventenne Dante che attinge come poi molte altre volte alla storia e alla cronaca per quello che riguarda gli argomenti trattati nella Divina Commedia. Anche l’artista Paolo Polidori nell’anno dantesco del 2021, 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana (mostrò quel che potea la lingua nostra) ha voluto omaggiare il grande fiorentino con un’opera che ricorda un particolare del centro storico della nostra città, ossia la Volta della Ginevra. Come c’è delicatezza e leggerezza di tono nel colloquio di Francesca con Dante nel V Canto dell’Inferno così c’è grazia e naturalezza nelle pennellate affrescate del quadro dell’amico Polidori.
MASSIMO MAGI
